martedì 4 giugno 2013

A volte ritornano

L’uomo stava in disparte ad ascoltare ciò che gli altri presenti nella stanza dicevano.
Era una serata creata appositamente dal proprietario della ditta in cui lavorava da circa un anno.
Era il colla party, ma non c’erano colle da sniffare o droghe da provare, era la serata dove i migliori venditori della ditta venivano invitati per fare gruppo, un collante per lavoro come piaceva dire al capo.
Era una combriccola di dieci persone, dove tutti facevano a gara per chi leccava meglio il culo al capo e bisogna dire che ce ne erano due veramente bravi a farlo; tutte persone che lavoravano da oltre dieci anni nella dita e solo l’uomo in disparte sembrava estraneo alla cosa, forse perché era poco che lavorava con loro e li conosceva appena, ma lui si era guadagnato l’invito perché nell’ultimo anno era risultato il miglior venditore.
L’uomo fissava il capo che stava raccontando di un suo viaggio nel Sud America e delle donne che si era portato a letto e mentre lo guardava pensava a sua madre che dopo aver generato e cresciuto tre figli e provveduto alla casa, era stata lasciata dal marito dopo essere stata picchiata puntualmente ogni giorno negli ultimi cinque anni della sua vita coniugale e della sua vita, perché il giorno dopo che suo marito la buttò fuori dei casa, venne trovata impiccata nel bilocale dove era andata ad abitare insieme ai figli.
L’uomo in disparte, appoggiato ad una colonna e con un bicchiere di cognac in mano, continuava ad osservare il capo con tutto l’entourage intorno che rideva o sorrideva a qualsiasi cosa veniva detta dal loro superiore, sembravano un gruppo di galline intorno al gallo; ora il capo stava raccontando di quando, per questioni di affari, fece chiudere un orfanotrofio in Russia e mandò per strada decine e decine di bambini.
E l’uomo, senza togliere lo sguardo da loro, cominciò a pensare ad altri bambini, a lui, a sua sorella e suo fratello gemello, pensò all’infanzia terribile che li aveva fatto provare suo padre ed alla vita di merda che fecero dopo la morte di sua madre. Quando accadde sua sorella aveva sedici anni e lui e suo fratello soltanto dodici, sua sorella cominciò a fare da madre per loro due, ma la vita era difficile, non c’erano soldi e per procurarli cominciò a prostituirsi e quasi contemporaneamente a drogarsi, passarono alcuni anni e purtroppo anche lui e suo fratello cominciarono a farlo e rubavano per avere i soldi, fin quando dopo circa sei anni, il giorno del loro compleanno, suo fratello morì per overdose e sua sorella fu uccisa dal suo protettore e loro pusher.
L’uomo in disparte ed in piedi appoggiato alla colonna e con un nuovo bicchiere di cognac in mano continuava ad osservare quel manipolo di persone che adoravano o facevano finta di farlo quell’uomo di mezza età che godeva nel vedere tutti ai suoi piedi.
Il capo cominciò a raccontare aneddoti della sua vita e tutti annuivano, sorridevano e ridevano a qualsiasi cosa lui narrasse, anche se la maggior parte delle cose che diceva non erano divertenti per niente.
E l’uomo continuando a guardarli pensò alla sua vita dopo i diciotto anni, quando rimase solo al mondo e con la droga dentro al corpo, pensò a quando con i pochi soldi che riuscì a trovare prese un aereo e fuggì in Brasile, pensò a quando arrivò a quel villaggio dentro la foresta e gli abitanti del posto lo accolsero a braccia larghe, pensò ai sacrifici che fecero loro e lui stesso per uscire dal tunnel della droga, pensò a come loro riuscirono con l’amore a ridarli la forza di vivere e come lui accolse felicemente questa opportunità, pensò a come riuscì a rifarsi una vita e pensò ad ora, a cosa era riuscito a fare, a dove era riuscito ad arrivare.
L’uomo in disparte, serio ed accigliato, continuava ad osservare il suo capo e gli altri suoi colleghi che gioiosamente gironzolavano intorno a lui, era un momento di silenzio interrotto dalla voce del leccaculo numero uno che chiese al capo di raccontare anche quest’anno la sua vita matrimoniale perché c’era uno nuovo ed anche lui doveva saperla.
Ed allora il capo si accorse dell’uomo in disparte e fissandolo cominciò a raccontare della sua ex moglie, una donna senza carattere, buona a nulla neanche a letto, una donna che non sapeva niente della vita e che si era uccisa alla prima difficoltà che aveva incontrato. Raccontò poi dei figli a cui non aveva mai voluto bene perché erano degli inetti, degli incapaci che non avrebbero mai avuto successo nella vita ed infatti una era morta facendo la puttana e l’altro era morto drogato.
L’uomo in disparte con il bicchiere di cognac in mano fissava negli occhi il suo capo senza battere ciglio e pensava a quanto era simile la sua storia.
E l’altro figlio, e l’altro figlio continuava a chiedere il leccaculo numero uno, glielo dica, glielo dica.
Il capo appoggiò una mano sulla spalla del suo leccaculo preferito, guardò l’uomo in disparte e con aria insolente disse che era stato dato per disperso nella foresta amazzonica.
Come vedete il mondo non è fatto per chi non ha forza e carattere, ma soltanto per chi ha le palle ed è questo che voglio da voi. Qui vogliamo soltanto uomini con il carattere forte, non come la mia ex famiglia che alle difficoltà ha reagito rovinandosi la vita. E questo vale anche per te che sei l’ultimo arrivato.
L’uomo in disparte posò il bicchiere sul tavolo vicino ad esso e dopo aver fatto due passi in avanti chiese se poteva raccontare una storia lui e senza aspettare risposta cominciò: Io avevo un padre che picchiava quotidianamente mia madre e dopo cinque anni la buttò fuori di casa costringendola a vivere con i figli in un bilocale e poi mia madre si impiccò.
Il capo lo guardava attentamente.
L’uomo in disparte fece un altro passo in avanti e continuò il suo discorso: Avevo un gemello ed una sorella maggiore e non avevamo i soldi per vivere e nessuno che ce li potesse dare, allora mia sorella cominciò a prostituirsi per farci mangiare e poi tutti cominciammo a drogarci e poi lui morì per overdose e mia sorella fu uccisa, sapete in quell’ambiente le cose vanno così.
Il capo cominciò a guardarsi intorno, le sopracciglia assunsero una posizione di serietà ed alcune gocce di sudore fecero capolino sulle tempie.
L’uomo in disparte fece un ulteriore passo in avanti e disse che lui era fuggito in Brasile e rinato grazie ad un popolo che viveva nella foresta amazzonica.
Cosa mi dici ora? Sono un uomo con le palle come chiedi tu oppure sono quel figlio inetto ed incapace a cui non hai mai voluto bene? Eh rispondi!
Il capo cominciò a tremare nella sua poltrona, il sudore aumentò, la voce divenne fioca.
Ora basta, questo gioco non mi piace, non so dove vuoi arrivare ma è meglio che tu la faccia finita, non ti conosco neanche!
L’uomo in disparte fece un altro passo in avanti ed arrivò a circa due metri dal capo.
Non mi riconosci perché ho fatto una plastica facciale, avresti potuto riconoscermi dagli occhi, ma dubito che tu ci abbia mai guardato in faccia ed allora prima di mettere fine a questo racconto voglio raccontare a tutti la verità, che picchiavi tua moglie l’ho già detto, che hai violentato tua figlia lo dico ora e che torturavi i tuoi gemelli non voglio che si scordi. E se per loro sei una divinità, un ottimo culo da leccare, io ti dico che per mia madre, per i miei fratelli e per me sei sempre stato uno stronzo e se sono arrivato fin qua è soltanto per fartela pagare.
Il capo tentò di alzarsi dalla poltrona, ma quattro colpi di rivoltella gli impedirono di alzarsi per sempre.
Gli impiegati cominciarono ad urlare e scappare, l’uomo in disparte si versò da bere nel bicchiere e si sedette nella poltrona di fronte al capo ormai senza vita.


Michele