giovedì 28 dicembre 2017

MEMENTO MORI

Lascio che la diga ceda
e l'acqua scenda a strappare alberi e anime
da esibire nella sua marcia trionfale
come trofei di morte.
Lascio televisione e media sociali
propinarmi l'ultimo grido del merlo
che ingurgita fango e soccombe.
Lascio che all'entrata dei porti
scolpiscano nuovamente Arbeit macht frei
davanti al mare che si fa camera mortuaria
nel gelo abissale.
Lascio televisione e media sociali
computare il numero di scarpe senza piedi,
di vesti senza corpo, di corpi senza fiato.
Lascio che il morbo mi roda con la pazienza
del tarlo, con la foga d'un bambino che gioca,
con morsa di tenaglia su ali di farfalla.
Lascio televisione e media sociali
rilevare le onde d'urto della disperazione,
i bip della capitolazione.
Lascio che Pollicino sia abbandonato
sul Citerone, le caviglie trafitte,
e che Ifigenia sia decollata vergine.
Lascio televisione e media sociali
accorrere sul luogo del delitto, in cerca di
testimoni e dell'intervista al mistero.
Lascio che sulla ringhiera d'un ponte
appassisca un mazzo di fiori, deposto
per chi una notte non trovò più la forza
di attraversarlo.
Lascio televisione e media sociali
provare a rintracciare nei flutti
la paura di vivere.


Daniele

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