UNA
COLLERA
Scendo
in strada per sbollire una collera
privata.
Rifiuto tossico da smaltire.
Mi
pare sia una buona cosa frammentare,
distribuire
nell’ambiente circostante porzioni
tanto
piccole da risultare innocue.
Il
centro città col suo movimento mi viene
incontro.
Un primo pezzettino lo carico su un taxi
ancora
vuoto. Un secondo lo faccio polverizzare
nel vortice
di sirene spiegate.
E
così procedo: ne mando a frantumarsi
sotto
ai tacchi, a frullarsi nella porta girevole
d’un
hotel, a incenerirsi in una pipa, a sciogliersi
in un
avanzo di gelato. E il pezzetto in rimanenza,
vedo
bene che non potrò che masticarlo
io
stesso, per digerirlo poco a poco.
Daniele
