martedì 24 settembre 2013


UNA COLLERA


Scendo in strada per sbollire una collera
privata. Rifiuto tossico da smaltire.
Mi pare sia una buona cosa frammentare,
distribuire nell’ambiente circostante porzioni
tanto piccole da risultare innocue.
Il centro città col suo movimento mi viene
incontro. Un primo pezzettino lo carico su un taxi
ancora vuoto. Un secondo lo faccio polverizzare
nel vortice di sirene spiegate.
E così procedo: ne mando a frantumarsi
sotto ai tacchi, a frullarsi nella porta girevole
d’un hotel, a incenerirsi in una pipa, a sciogliersi
in un avanzo di gelato. E il pezzetto in rimanenza,
vedo bene che non potrò che masticarlo
io stesso, per digerirlo poco a poco.



Daniele

3 commenti:

  1. E' una buona cosa; non so se per la frammentazione di cui parli, se per il ritrovarsi investiti da un flusso distraente di stimoli esterni, se per l'interrompersi di un loop venefico o se per il semplice moto senza meta, ma è buona cosa, e funziona.
    E tu lo racconti con la solita semplicità, così leggera eppure così profonda.
    E una leggerezza che tocca corde profonde è, io credo, merce piuttosto rara.

    Quindi, ancora, i miei più sentiti e sinceri complimenti!

    E non perchè siamo "compagni di blog"... :)

    R.

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  2. Ciao! Era un pò che non passavo da queste parti e devo dire che sono stata contenta di esserci ripassata. Vi vedo tutti in forma e te direi in stato di grazia oltre che particolarmente prolifico!
    Comunque le tue poesie son davvero belle senza essere pompose o pesanti come molte altre, e condivido parola per parola il commento sopra il mio, che è riuscito a spiegare l'effetto che mi fa leggerle con parole che io non avrei trovato..
    A presto!

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