UNA
COLLERA
Scendo
in strada per sbollire una collera
privata.
Rifiuto tossico da smaltire.
Mi
pare sia una buona cosa frammentare,
distribuire
nell’ambiente circostante porzioni
tanto
piccole da risultare innocue.
Il
centro città col suo movimento mi viene
incontro.
Un primo pezzettino lo carico su un taxi
ancora
vuoto. Un secondo lo faccio polverizzare
nel vortice
di sirene spiegate.
E
così procedo: ne mando a frantumarsi
sotto
ai tacchi, a frullarsi nella porta girevole
d’un
hotel, a incenerirsi in una pipa, a sciogliersi
in un
avanzo di gelato. E il pezzetto in rimanenza,
vedo
bene che non potrò che masticarlo
io
stesso, per digerirlo poco a poco.
Daniele
E' una buona cosa; non so se per la frammentazione di cui parli, se per il ritrovarsi investiti da un flusso distraente di stimoli esterni, se per l'interrompersi di un loop venefico o se per il semplice moto senza meta, ma è buona cosa, e funziona.
RispondiEliminaE tu lo racconti con la solita semplicità, così leggera eppure così profonda.
E una leggerezza che tocca corde profonde è, io credo, merce piuttosto rara.
Quindi, ancora, i miei più sentiti e sinceri complimenti!
E non perchè siamo "compagni di blog"... :)
R.
Ciao! Era un pò che non passavo da queste parti e devo dire che sono stata contenta di esserci ripassata. Vi vedo tutti in forma e te direi in stato di grazia oltre che particolarmente prolifico!
RispondiEliminaComunque le tue poesie son davvero belle senza essere pompose o pesanti come molte altre, e condivido parola per parola il commento sopra il mio, che è riuscito a spiegare l'effetto che mi fa leggerle con parole che io non avrei trovato..
A presto!
Ciao a tutti e grazie!
RispondiEliminaContinuiamo così!
Dan