lunedì 14 ottobre 2013

Amicizia



Questa è la storia di un’amicizia, vera, nata sui banchi di scuola e continuata per cinquant’anni tra gioie e dolori, tra sorrisi e pianti, tra due uomini che il destino aveva creato diversi. Tutto cominciò alle medie quando il ripetente Mario, ragazzo dal carattere estroverso, entrò nella nuova classe, era come al solito in ritardo e l’unico posto libero era accanto al giovane Gian Maria, timido e introverso. Mario, che era considerato molto in dalla sua generazione, si sedette accanto a quel mingherlino e occhialuto nuovo compagno con un’aria quasi disgustata, ma nel giro di qualche giorno, nacque una salda amicizia resistita nel tempo.
Sebbene avessero caratteri differenti, i due andavano molto d’accordo e avevano molti interessi in comune, amavano il cinema e spesso guardavano i film insieme, ascoltavano lo stesso genere di musica e a entrambi piaceva il calcio.
Mario era un ragazzo alto, con un fisico atletico, era biondo con gli occhi azzurri e piaceva molto alle ragazze, Gian Maria era alto, secco, con i capelli e occhi neri e con le ragazze non era proprio fortunato, con lo sport non andava tanto d’accordo ma con lo studio era formidabile, era intelligente, era curioso e li piaceva sapere e di conseguenza studiare e riusciva ad ottenere buoni risultati con il minimo impegno, a differenza del suo amico e compagno che voglia ne aveva poca e faceva molta fatica a ottenere voti sufficienti, lui però faceva sport e lo faceva bene, era considerato una buona promessa nel calcio giovanile.
Le medie passarono ed entrambi s’iscrissero al Liceo, Mario se ne pentì subito il primo anno ma riuscì a passare e convinto dal suo amico cominciò anche il secondo, Gian Maria naturalmente non ebbe problemi con il primo anno e nemmeno con gli altri quattro e nemmeno dopo, era brillante e sicuro di sé nell’ambito scolastico, molto meno fuori. Mario a metà del secondo anno smise, anche se il suo amico cercò in tutti i modi di convincerlo a rimanere, studiavano insieme e Gian Maria cercava di aiutarlo in tutti i modi possibili, arrivò perfino a fare i suoi compiti ma Mario non aveva assolutamente voglia di studiare, lui amava giocare a pallone e correre dietro a tutte le ragazzine che li capitavano a tiro. Smise di studiare e siccome veniva da una famiglia operaia, aveva tre fratelli più piccoli e lavorava solo il babbo, decise in accordo con i genitori di andare a lavorare e trovò un impiego come cameriere in un ristorante del paese. Gian Maria continuò in maniera egregia la sua carriera scolastica ottenendo ottimi risultati e diplomandosi con il massimo dei voti. Nel tempo libero, naturalmente, i due ragazzi s’incontravano per ascoltare musica o vedere un film e quando non si potevano vedere, stavano parecchi minuti al telefono. Il sogno di Gian Maria era diventare politico perché voleva fare del bene al suo paese e per avverarlo s’iscrisse alla facoltà di scienze politiche, era un ragazzo retto e onesto, di una moralità a volte anche esagerata, sempre pronto ad ascoltare i problemi degli altri e molte volte ad aiutarli, era legato a molti gruppi di volontariato e mai aveva accettato soldi per farlo e al tempo stesso avrebbe preteso che anche gli altri facessero come lui, che chiedeva sempre lo scontrino o fattura e che non accettava mai con una promessa di sconto di pagare qualcosa in nero. Era uno di quelli che se sbagliavano a fargli il resto a pro suo rendeva immediatamente la differenza, non scaricava mai illegalmente musica o film o programmi per PC ma preferiva comprare l’originale, molti dicevano che faceva così perché la sua famiglia era benestante e facoltosa, ma il suo amico Mario lo difendeva dicendo che questo era il suo carattere, il suo modo di fare, perché lui fosse stato al posto del suo amico, non lo avrebbe fatto, perché uno nasce come nasce, e, infatti, lui non lo faceva, lui scaricava illegalmente, se poteva risparmiare quando acquistava non gliene fregava niente di scontrini e fatture. Lui aveva trovato un portafoglio con dentro tre biglietti da cento e li aveva tenuti, il portafoglio con i documenti lo aveva fatto riavere al proprietario ma i soldi no. Gian Maria lo criticava sempre dicendogli che se tutti avessero fatto come lui il mondo sarebbe andato meglio, che tutti avrebbero pagato meno tasse e vissuto con meno affanni, che se ognuno di noi avesse pensato anche agli altri sarebbe stato un mondo migliore e invece viviamo in un mondo dove l’egoismo fa da padrone. Discutevano parecchio su queste cose, ma l’amicizia fra loro era più forte di tutto questo e Mario ogni volta, alla fine della loro discussione, gli diceva che quando lo avrebbe visto al governo avrebbe cambiato il suo comportamento, perché di lui si fidava e sapeva che avrebbe cercato di cambiare le cose ma con quelli che c’erano ora, era giusto fare così, loro mi rappresentano, diceva sempre, e mi devono dare il buon esempio, rubano loro e allora rubo anch’io, loro pensano solo a se stessi? E allora lo faccio anch’io! Gian Maria ogni volta sorrideva e finivano ridendo e scherzando magari davanti ad una buona birra o un ottimo film. Durante il periodo dell’Università successero alcuni fatti importanti nella vita dei due amici, naturalmente per la lontananza i due si frequentavano meno, ma ogni giorno si telefonavano tenendosi sempre informati, Gian Maria si era fidanzato con una ragazza bionda e aveva capito subito che sarebbe stata la donna della sua vita, Mario invece ebbe una serie di spiacevoli disavventure che cambiarono la sua vita, quella che scatenò il turbinio di avvenimenti negativi fu la rottura dei legamenti del crociato del ginocchio destro e la frattura della tibia e del perone della gamba sinistra, improvvisamente in un piovoso pomeriggio di una domenica invernale quello che era un buon giocatore diventò un calciatore con la carriera finita e le conseguenze furono molto negative. Dovette stare molto tempo a riposo e questo contribuì a farlo ingrassare in maniera esagerata, si ritrovò all’interno di un vortice depressivo che lo condusse a bere troppo e provare alcune droghe, aveva perso il lavoro e non avendo soldi era completamente a carico dei genitori, e questo moralmente lo abbatteva. Gian Maria era affranto di non poter essere vicino a lui in quel momento, lo chiamava tutti i giorni, ma non era come essere lì con lui. Gli anni passarono e le vite di entrambi erano inversamente proporzionali, Mario non si era mai ripreso totalmente dal grave infortunio che aveva interrotto la sua carriera e di conseguenza il suo sogno, ma riuscì lo stesso a ritagliarsi un piccolo spazio nella società, aveva aperto una trattoria a gestione familiare con i propri fratelli, non faceva più uso di droghe e beveva di tanto in tanto, seguiva il calcio solo per fare scommesse e si era sposato con una ragazza brasiliana. Non aveva più interesse per le donne come un tempo ed anche loro lo avevano perso nei suoi confronti, il suo fisico era peggiorato parecchio, aveva messo la pancia, gran parte dei folti capelli lo avevano abbandonato, non si curava più come una volta e il terribile incidente gli aveva lasciato una leggera zoppia. Gian Maria invece, a differenza del suo amico, era migliorato molto e ora era lui quello che riscuoteva successo con le donne, anche se è stato sempre fedele al suo unico amore, la ragazza conosciuta all’università, diventata in seguito sua moglie, aveva ancora in essere il suo sogno, quello di arrivare a governare il suo paese, per il momento era sindaco di un paese vicino alla sua città universitaria e stava lavorando bene, sempre con la sua moralità e con la sua onestà. L’amicizia fra i due continuava a essere molto forte, entrambi erano stati partecipi come testimoni ai rispettivi matrimoni e come potevano si ritrovavano per mangiare qualcosa insieme o per vedere qualche film di nuova uscita, e così continuò negli anni, anche le mogli erano diventate amiche e pure i figli spesso si ritrovavano. Mario seguiva giornalmente la vita politica dell’amico e quando finalmente si avverò il sogno, lui era felicissimo per quel ragazzo magrolino e occhialuto che era riuscito ad arrivare come leader del proprio partito a governare il paese, come aveva desiderato fin da bambino. Mario organizzò feste al paese per celebrare quell’evento e organizzò anche un pullman per andare fino a Roma per sostenere il suo grande amico. Gian Maria fu felice di dividere il suo momento straordinario con l’amico di sempre e riuscì a passare una vacanza con lui e le loro rispettive famiglie prima di dedicarsi completamente a salvare il paese.
Nei mesi a seguire si videro sempre meno, dato l’impegno che aveva Gian Maria, ma riuscivano lo stesso a sentirsi telefonicamente anche se non tutte le sere.
Gian Maria combatteva giornalmente contro gli avversari ma anche contro i propri compagni, per cercare di attuare i buoni propositi che aveva e che pensava di introdurre nella società, ma era dura riuscire a sovvertire anni e anni di pensieri, ideologie e abitudini.
Mario, a conoscenza delle difficoltà che trovava il suo amico, cercava di infondergli coraggio e lo spronava a continuare, d’altronde Gian Maria aveva fatto lo stesso con lui al momento dell’incidente e con la sua grande amicizia era riuscito a non farlo sprofondare in un baratro senza uscita e a fargli riprendere una vita normale.
La situazione però nel giro di poco peggiorò in maniera ascendentale, le telefonate da parte di Gian Maria si dilatarono fino a non esserci più e peggio ancora non si faceva mai trovare al telefono dal suo amico d’infanzia, Mario allora cercò la moglie e dopo essere riuscito a farsi spiegare come stavano le cose, decise di andare a Roma a trovarlo.
L’incontro dei due fu un casuale ricercato da parte di Mario, dopo aver cercato di rintracciarlo tramite segretarie e affini, lo aspetto fuori dal Quirinale, lo pedinò e al momento opportuno si presentò davanti a lui. Il suo amico rimase sbalordito nel vederselo di fronte, ma poi lo abbracciò e pianse dalla gioia, si liberò degli impegni che aveva e decisero di andare a mangiare qualcosa in una trattoria lontana da occhi e orecchi indiscreti. Dopo aver parlato dieci minuti del più e del meno, Mario chiese all’amico cosa stava succedendo, il quale probabilmente non aspettava altro che confidarsi con qualcuno di fidato e cominciò a raccontare l’ultimo periodo della sua vita. Dal racconto venne fuori un uomo che Mario stentava a riconoscere, uso di cocaina, orge con ragazzine qualcuna probabilmente anche minorenne, sotterfugi politici, bustarelle in cambio di piaceri, decreti che avrebbero ancor più affondato il paese, false testimonianze, appropriazioni indebite d’ingenti somme di denaro, strategie disoneste per affondare vari nemici politici e tutto questo per rimanere attaccato alla poltrona governativa. Un calcio migliore di quelli che tirava lui a un sogno inseguito da sempre.
Gian Maria dopo aver svuotato il sacco rimase con lo sguardo basso sul piatto, non aveva coraggio di guardare ancora negli occhi quella persona seduta davanti a lui, quello con cui aveva vissuto moltissime esperienze, con cui aveva condiviso anni della sua vita, con lui, con il suo migliore amico.
Mario stette in silenzio per qualche minuto, ciò che aveva sentito uscire dalla bocca del suo amico lo aveva psicologicamente devastato, non lo riconosceva più, si arrivò a domandare se era veramente lui o una controfigura molto somigliante, ma poi capì la difficoltà che stava provando Gian Maria e dopo averlo preso per mano gli offrì la sua completa disponibilità per riuscire a salvare il salvabile e farlo ritornare a essere come lo conosceva, la persona onesta e moralista che era una volta.
Gian Maria lo ringraziò ed ebbe subito la convinzione che la cosa migliore da fare era seguire i consigli dati dalla persona che lo conosceva meglio, di cui si era sempre fidato, e che lo aveva sempre difeso e aiutato fin da piccolo. Finirono di mangiare senza più parlare di quello specifico argomento e poi andarono a vedere un film d’Essai.
Il giorno dopo partirono per una breve vacanza, solo loro due, e appena tornarono Gian Maria dette, nello sbalordimento generale, le dimissioni dalla carica di  Presidente del Consiglio e dopo aver sbrigato le varie pratiche e sistemato le proprie cose, si ritirò nel suo paese natio con la famiglia. Confessò tutto anche alla moglie che lo comprese e perdonò e con l’amico del cuore rilevò il bar della piazzetta centrale. Non aveva più lo stile di vita che aveva avuto negli ultimi anni, ma riacquistò la propria moralità, l’onestà e la dignità, che aggiunti all’amore della famiglia e alla grande amicizia con Mario lo resero l’uomo più felice al mondo. Non aveva raggiunto il proprio sogno di far felice il suo paese, ma era felice lui e questo gli bastava, anche Mario era felice di aver ritrovato il suo vero amico, anche se a volte, quando discutevano per qualche scontrino non fatto, rimpiangeva scherzosamente di averlo fatto ritornare com’era. 

Michele

1 commento:

  1. È un racconto ricco, che tocca alcuni aspetti importanti della nostra vita: il dissidio tra interesse pubblico e interesse privato, l'agire morale, il ruolo dell'amicizia, i sogni e le ambizioni di una vita... attraverso la storia di questi due amici si leggono le preoccupazioni e i sentimenti di chi non si arrende di fronte all'apparente normalità e si interroga sui percorsi fatti. Bravo!

    Dan

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