lunedì 14 ottobre 2013

Lupus in fabula




I ricordi di quando ero bambino sono tanti, per lo più piacevoli, ma quello che rammento continuamente è quello che riguarda il mio rapporto con gli animali. Premetto che essendo nato e vissuto fino alla maggiore età in una piccola fattoria vicino a un paesino di montagna, ho sempre vissuto a contatto con animali, galline, conigli, pecore, cavalli, maiali, gatti e cani erano come si vuol dire di casa. Ho sempre avuto quindi un buon rapporto con loro, li governavo e con alcuni di loro giocavo e passavo le mie giornate, i rapporti che avevo con ognuno di loro naturalmente erano diversi per vari motivi, alcuni lavoravano per la fattoria e altri erano più da compagnia ed io vivevo quasi in simbiosi con il vecchio Jack un bellissimo pastore maremmano. Purtroppo quando avevo otto anni il mio compagno di giochi morì di vecchiaia dopo qualche mese di sofferenza ed io piansi molto per la sua dipartita e per la mancanza della sua compagnia. Destino volle che qualche giorno dopo, accompagnando il nonno nel bosco a cercare i funghi, trovammo quello che a prima vista mi sembrò un cucciolo di cane, ma che in seguito scoprii essere un piccolo lupo, e dietro una mia insistente e piagnucolante richiesta di portarlo a casa, fui accontentato da mio nonno. L’arrivo alla fattoria per il piccolo Diablo, così avevo chiamato il lupetto, non fu dei più accoglienti, i miei genitori e pure la nonna rimproverarono sia me sia mio nonno, dicendoci che non era assolutamente il caso di portare a casa il lupo, perché ora era carino e divertente ma quando sarebbe cresciuto e lo avrebbe fatto velocemente, sarebbe potuto diventare pericoloso sia per noi sia per gli animali presenti in fattoria, un lupo, secondo loro, non si può addomesticare perché il suo istinto rimane quello di predatore e quindi sarebbe dovuto rimanere dove era, ma dietro le mie insistenze decisero di farmelo tenere, con la promessa che al primo accenno della sua innata pericolosità, avrei dovuto lasciarlo libero di essere quello per cui era nato. Accettai convinto che quello che pensavano loro non sarebbe mai accaduto, infatti Diablo crebbe velocemente, ma dimostrò di essere un pacifico compagno di gioco ed anche gli altri animali presenti nella fattoria, che inizialmente lo tenevano alla larga, cominciarono a fidarsi e a stare tranquillamente con lui, passammo giornate meravigliose insieme, giocavamo, facevamo lunghe passeggiate, spesso veniva con me a pascolare le pecore ed era pure bravo nel farle rigare dritte, quando qualcuna si allontanava dal gregge, lui riusciva a riportarle nel gruppo, vivemmo sei anni insieme quasi in maniera morbosa, come potevamo stavamo insieme, dormiva perfino in fondo ai miei piedi, ma poi qualcosa cambiò. Era una settimana che lo vedevo strano, sembrava lontano con i pensieri, anche quando facevamo qualcosa insieme sembrava che pensasse ad altro, e poi spesso guardava verso la foresta e la sera invece di dormire dove lo aveva sempre fatto rimaneva fuori dalla porta come se dovesse proteggermi da qualcosa, questa perlomeno era l’idea che mi ero fatto, ma sbagliavo e me ne accorsi una mattina che alzandomi non lo trovai, lo chiamai e lo cercai per molto tempo ma di Diablo sembrava non esserci più traccia. Non capivo cosa poteva essere successo o facevo finta di non capire, perché forse non volevo ammettere che potesse essere scappato via, dalla fattoria, da me. Mi avvicinai anche ai bordi della foresta ma non ebbi il coraggio di inoltrarmi dentro, era una decina di giorni che la notte sentivo ululare e quello era un buon motivo per non azzardare un’escursione là dentro. Dopo qualche giorno, pur a malincuore, accettai il fatto che non tornasse più e cercai di riorganizzare la mia vita senza di lui, fatto volle che fosse appena nata una capretta e decisi di dedicarmi alla sua crescita, perciò cominciare a passare il mio tempo libero con Betta, questo fu il nome che scelsi per lei, certo non era come avere un cane o un lupo, ma anche lei a suo modo mi faceva stare bene. Durante le mie passeggiate era lei che mi accompagnava saltellando in maniera buffa, era lei che stava con me quando portavo il gregge a pascolare, era lei che mi seguiva ovunque andassi, era anche lei però che non sempre mi dava retta, era lei che molte volte si metteva nei guai e ma non toccava a me andarla a salvare e anche quel giorno fu così; eravamo insieme sulla montagna a far pascolare le pecore vicino alla foresta ma non troppo, ma a differenza delle altre volte cominciò a zampettare verso di essa, la chiamai ma lei continuò la sua assurda corsa, le andai dietro e la raggiunsi in prossimità dell’entrata. Stavo per leticarla e riportarla indietro quando la presenza di due bellissimi e adulti maschi di lupo mi fecero sobbalzare, eravamo troppo vicino a loro e molto lontani da un sicuro rifugio, lentamente ma con i denti digrignati, si stavano avvicinando a noi pronti per il balzo d’attacco e se lo avessero fatto per noi sarebbe stata la fine, pregai e forse fu la prima volta che lo feci, pregai con la convinzione che era l’ultima cosa che avrei fatto nella mia vita, pregai chiudendo gli occhi aspettando il morso mortale, sentii un potente ringhio e mi strinsi con me stesso come se quel gesto potesse farmi sentire meno male, ma non successe nulla, sentivo rumori di colluttazione e ringhi più o meno forti, pensai che avessero attaccato per prima Betta e aprii istintivamente gli occhi, e vidi i lupi di prima che stavano combattendo con un terzo, la capretta nel frattempo era scappata ed io rimasi immobile a osservare la lotta. Improvvisamente i primi due lupi fuggirono all’interno della foresta seguiti dallo sguardo attento del terzo lupo e quando scomparvero dalla vista si girò verso di me avvicinandosi lentamente e in maniera guardinga, e a quel punto lo riconobbi era il mio Diablo, lo chiamai istintivamente e altrettanto istintivamente allungai la mano verso di lui, che ormai a pochi centimetri da me cominciò a leccarmela, lo grattai sulla testa come avevo sempre fatto da quando lo trovai piccolo e abbandonato nella foresta, e furono alcuni minuti d’intensa emozione per entrambi, poi Diablo fece un passo indietro, mi guardò fisso negli occhi, fece un ululato in direzione del cielo e con un passo lento si diresse verso la sua vita. Quella fu veramente l’ultima volta che lo vidi, ma contribuì a lasciare un ricordo indelebile nel mio cuore.  

Michele


1 commento:

  1. Il finale mi dà i brividi: le strade di due che hanno condiviso tanto si separano, perché così dev'essere, perché è così che vanno le cose... e nell'ultimo cenno di saluto riconosciamo tutta la stima e il rispetto che suscita in noi colui che parte! Bello e efficace.

    Dan

    RispondiElimina