sabato 23 novembre 2013

spirito libero



Era un pomeriggio triste e nuvoloso, classico delle giornate di autunno, la folla silenziosa che aspettava l’arrivo del metrò era molta, quella fermata era sempre piena di gente, probabilmente perché era l’unica a cielo aperto e per qualche momento regalava ai passeggeri istanti di luce ad aria naturali.
Andrea nell’attesa, come tanti altri, stava leggendo appassionatamente un libro ma qualcosa lo distrasse ed attirò la sua attenzione, una folata di vento gelido sospese la sua lettura e la sua attenzione si spostò su di un signore in piedi al limite del marciapiede, lo osservò pensando che poteva essere pericoloso, stava per richiamare la sua attenzione ma l’uomo si girò e tornò verso la zona sicura, guardò l’orologio presente in stazione e visto che indicava pochi minuti all’arrivo ripose il libro nella sua borsa di cuoio e si alzò dalla panchina su cui sedeva.
Tutto si svolse all’improvviso, mentre il treno stava arrivando in stazione vide l’uomo di prima che veniva spinto da un’altra persona sui binari, non fece in tempo ad aprire la bocca per evitare l’incidente, che un rumore sordo e strano rimase per molto tempo nei suoi orecchi. Il treno nemmeno se ne accorse di quello che aveva provocato, Andrea cominciò ad urlare che un uomo era stato spinto sui binari, e mentre urlava cercava di individuare il colpevole ma non lo vide. Naturalmente il treno fu bloccato, la polizia arrivò in fretta, cominciarono le ricerche del probabile investito e Andrea fu portato in ufficio per ascoltare la sua dichiarazione. Le notizie che arrivavano di volta in volta confermavano quello che aveva detto Andrea, un uomo in effetti era stato travolto dal treno, ora stavano cercando qualcosa che potesse rivelare la sua identità, altre testimonianze non c’erano o meglio non erano ritenute importanti per l’incidente accaduto. Solo quella di Andrea sembrava importare alla Polizia, ma solo per il fatto che era stato il testimone della caduta dell’uomo sui binari, non crederono alla storia della spinta, anche perché dopo aver visionato le immagini della videocamera di sorveglianza, avevano la certezza che l’uomo aveva fatto tutto da solo, quindi indirizzarono le loro ipotesi su un suicidio od un eventuale caduta accidentale.
Andrea non credeva che i propri occhi avessero visto qualcosa immaginato dalla sua mente e ripercorse molte volte la scena, alla fine dopo aver visto anche lui le riprese pensò di essersi sbagliato. Pensò che forse il libro che stava leggendo lo aveva leggermente dissociato dalla realtà, ricordò anche che poco prima l’uomo si era avvicinato al bordo e che lui lo voleva avvisare del pericolo, ed effettivamente la prima volta era solo, ma la seconda…. Mah!
I primi giorni seguenti all’accaduto ci pensò varie volte, ma poi accettò l’idea che l’uomo fosse caduto da solo.
Essendo appassionato di lettura, però, quel fatto lo portò verso il genere psicologico per capire ciò che può rivelare la mente umana e poi verso i libri di occultismo e spiritismo. Tutto ciò lo portò a riconsiderare l’incidente a cui era stato testimone e a rivalutare molte cose. Comunque tutto quello che leggeva e che lo stava appassionando in maniera totale, non aveva riscontri nel presente e man mano che la curiosità e la passione si allontanavano, lentamente cominciò ad abbandonare quel genere di lettura.
Una sera d’estate, calda e serena, Andrea si presentò ad una festa a cui era stato invitato da un suo ex professore, era una bellissima villa affacciata sul lago. Conosceva molta della gente presente, anche se non la frequentava, Andrea era un tipo solitario a cui piaceva il silenzio e il tepore del focolaio domestico, non era uno a cui piaceva la mondanità ed il gran chiasso, preferiva parlare e non urlare, preferiva il vino allo champagne, la salsiccia all’ostrica e soprattutto non amava lo sfoggio di nessun genere, dai gioielli, agli abiti, fino ad arrivare alla cultura ed intelligenza. Amava dire che la persona intelligente è colei che non lo dice. Trovò un posto molto adatto a lui nel corridoio che portava alla terrazza, c’era un piccolo divano e lui approfittò per allontanarsi dalla folla rumorosa. Appena si sedette si accorse che in terrazza c’era una donna che appoggiata alla balaustra osservava il panorama, non tolse lo sguardo da quella alta signora avvolta in un lungo vestito bianco, con i vaporosi capelli corvini che ricadevano sulle spalle nude.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Andrea era attratto da una donna e questo lo fece pensare a quella che era stata la sua vita fino ad allora, il silenzio che lo circondava lo aveva trasportato in una sua visione fantastica dove un cavaliere ritornava, vittorioso dopo una guerra, dalla sua amata. Ma alcune voci indistinte lo fecero tornare bruscamente alla realtà, si voltò in più direzioni per dare un volto a quelle voci ma non vide nessuno, la misteriosa donna era ancora vicino alla balaustra e sola, Andrea continuò a sentire le voci ma non ancora coloro che le emettevano, una folata di vento gelido lo fece rabbrividire, inconsciamente seguì con lo sguardo la direzione del vento che lo portò nuovamente ad osservare la signora in bianco, che si mosse in maniera inconsulta e per un attimo riuscì a vedere il suo bel volto e incrociò il suo sguardo, allarmato, e lesse dal labiale di lei la parola aiuto, poi la donna sparì cadendo al di là della balaustra. Andrea dopo un attimo di smarrimento corse dove prima era in piedi la sconosciuta, guardò in basso e vide quello splendido vestito bianco, disteso sulla scogliera, cominciare a tingersi di rosso. Urlò con tutto il fiato che poteva e poco dopo cominciarono ad arrivare gli altri ospiti della serata ed il proprietario della villa.  Domande, risposte, ipotesi, congetture, pianti e lamenti si susseguirono fino all’arrivo della polizia e anche dopo, naturalmente Andrea era al centro dell’attenzione di tutti e pure delle forze dell’ordine, fu ascoltato come testimone, per la seconda volta della sua vita, ma questa volta non disse che aveva visto due persone, un uomo e una donna, spingere di sotto la signora. Aveva paura, paura nel dire una cosa non dimostrabile, paura nell’ammettere ciò che aveva visto, paura di quello che li stava accadendo.
La polizia lo portò in centrale e l’interrogatorio fu lungo ed estenuante, non era indagato ma il fatto che era stato presente a due suicidi era considerato strano.
Corso tornando a casa pensò a quello che aveva vissuto, visto e udito la sera precedente, stava male al pensiero che quello a cui aveva assistito non fosse frutto della sua immaginazione, ma una allucinante realtà. Provò a fare una doccia calda e rilassante, ma non ebbe nessun effetto positivo, il pensiero lo assillava e cominciò a rileggere i testi che aveva abbandonato solo da poche settimane. La ricerca della verità lo prese a tal punto che il suo tempo era dedicato allo studio di questi eventi paranormali, ricerche su internet, libri consultati nelle biblioteche, incontri con personaggi esperti dell’argomento e visione di documentari. Nonostante questa full immersion nello spiritismo, Corso continuava ad essere scettico e contemporaneamente cercava uno spiraglio di speranza che li confermasse l’assenza di quello che aveva visto. La vita però riserva sorprese, spesso inattese ed indesiderate, e questo capitò ad Corso. Dopo una notte tormentata da incubi, dove era tormentato da centinaia di spiriti maligni, la mattina appena uscì di casa si trovò di fronte ad un fatto che li cambiò totalmente la vita, i suoi incubi notturni si erano trasformati in una drammatica realtà. Stava vedendo centinaia di spiriti che camminavano accanto a persone ignare di tutto quello che stava capitando intorno a loro. Corso si stropicciò parecchie volte gli occhi non credendo a quello che vedeva, ma ogni volta che li riapriva quelle creature spiritiche erano sempre là. Molte voci cominciarono ad entrare dentro le orecchie fino ad arrivare e sostare nella sua mente, alcune era indistinte e lontane, ma altre erano ben udibili e quello che dicevano non era piacevole sentire. Condanne di morte, malauguri, promesse di male e offese si annidarono nel suo cervello e Corso cominciò ad urlare, i passanti lo guardavano in malo modo, mentre gli spiriti sghignazzavano contenti. Rientrò di corsa in casa per decidere cosa fare, ma la mente era occupata ancora dalle grida sinistre delle ombre invisibili. Guardò fuori dalla finestra ma capì che era l’unico o forse uno dei pochi al mondo che riusciva a vedere gli spiriti, che saltellavano tranquillamente ed in incognito tra le ignare persone. Decisi di rivolgersi a persone qualificate ed esperte dell’argomento, ma mentre si recava verso una di loro un episodio decise per sempre la sua vita. Camminava impaurito, avvolto nel suo cappotto con il bavero alzato, evitando gli spiriti che incontrava e che si beffeggiavano di lui, quando sul ponte principale della città vide due adolescenti fronteggiarsi, ci furono qualche offesa e qualche spinta, poi cominciarono a spingersi l’uno con l’altro, le mani di entrambi appoggiate sulle spalle dell’altro. Una folla di curiosi si era intanto formata intorno a loro. Qualcuno incitava a continuare ed altri a fermarsi. Altri guardavano e poi scuotendo la testa continuavano la loro camminata. Improvvisamente le mani di due spiriti avvolsero il collo dei due litiganti, Corso urlò un no lungo e insistente, ma attirò solo l’attenzione degli spettatori non paganti, vide lo sguardo dei due giovani trasformarsi da arrabbiato ad incredulo, entrambi aprirono la bocca in modo anomalo e poi entrambi caddero a terra senza vita. Quando li raggiunse vide il segno di due mani sul collo di ognuno. Rapidamente arrivò l’ambulanza e la pattuglia della polizia, i primi decretarono la morte reciproca per strangolamento, i secondi cominciarono ad interrogare i presenti rimasti. Corso piangeva e non sapeva cosa dire, ma poi decise di confessare quello che aveva visto anche se era sicuro che nessuno li avrebbe creduto. E così fu. La polizia non tenne conto di quello che lui aveva detto di aver visto, anzi li consigliarono la visita da un medico specializzato per possibili problemi di esaurimento nervoso. Corso rimase solo ad osservare il punto dove era avvenuta la recente tragedia, e cominciò a sentire una voce dentro la sua mente molto chiaramente. Questa voce lo stava accusando di essere il responsabile di tutte le morti a cui aveva assistito, Corso si girò intorno per vedere se c’era qualcuno accanto a lui, ma era solo. Continuava a sentir parlare e qualcosa lo fece ritornare indietro negli anni, molto tempo fa, quando anche lui era adolescente, un ricordo cancellato dal tempo, ma che ora lentamente riaffiorava nella sua mente. Era in riva al fiume insieme a suo cugino più piccolo, quando un ragazzo di qualche anno più grande di lui apparve dai cespugli spaventandoli. In modo sbruffone e prepotente cominciò a minacciarli ed offenderli, e suo cugino dalla paura si bagnò i pantaloni e sentendosi preso in giro fuggì inseguito dal ragazzo. Anche Corso corse dietro a loro e quando li raggiunse vide suo cugino impaurito e piangente appoggiato ad un albero che stava per essere colpito da un pugno del ragazzo. Non ci pensò due volte, e dopo aver raccolto un sasso da terra, lo colpì violentemente sulla testa.  Il ragazzo cadde a terra e rotolò nel fiume, lui prese la mano di suo cugino e scapparono verso casa senza mai guardarsi dietro. Non seppe più nulla di quel ragazzo e nessuno in paese ne parlò, e nel tempo si era dimenticato dell’accaduto. Corso non riusciva a capire come quel vecchio e dimenticato ricordo fosse riaffiorato nella sua mente in quel particolare momento, ma poco dopo capì. Di fronte a lui, improvvisamente si materializzò una figura, e mentre riconosceva la faccia di quel ragazzo colpito al fiume, una voce chiara e ben distinta li svelò il misterioso arcano.
Non mi hai ucciso direttamente te con la sassata, ma hai contribuito alla mia morte lasciandomi affogare svenuto nell’acqua del fiume. Ed ora sono venuto per avere la mia vendetta, non ti ucciderò ma farò in modo che tu muoia.
E come era apparso improvvisamente sparì.
Corso accusò lo shock e non si riprese più, andava in giro tutto il giorno urlando che il mondo era pieno di spiriti e che lo volevano ammazzare. Aveva perso amici, casa e lavoro, il suo unico pensiero era sopravvivere agli spiriti.
Dopo qualche mese venne rinchiuso in una casa di cura per malattie mentali e dopo nemmeno un anno lo trovarono, con la testa infilata in una tinozza piena d’acqua, morto affogato.

Michele

mercoledì 20 novembre 2013

angelo nero



Il ragazzo aveva la classica faccia di quello che ogni mamma desidererebbe per la propria figlia, una faccia che ogni donna vorrebbe per se, una faccia che ogni maschio vorrebbe romperla. Pettinatura perfetta, sorriso affabile, lineamenti da bravo ragazzo, senza una peluria superflua e naturalmente vestito con cura, senza trasandatezza. Ecco, quello di cui anche i padri delle figlie, quasi quasi, si fiderebbero.
Tomas era così, piaceva a tutto il gentil sesso nessuna esclusa, cambiava continuamente fidanzate e riusciva a dare sempre la colpa a loro per la storia finita e le mamme davano ragione a lui, le ammaliava, le incantava, e le piantava, ma lui continuava ad essere quello....... adorato, desiderato.........
Ma nessuno conosceva, nemmeno Hanna la sua unica migliore amica, la verità su quel ragazzo, nessuno sospettava che quello era un diavolo travestito da angelo, un dottor Jekyll e mister Hyde, un tao umano. Lui era quello che durante il giorno era adorato da tutte le donne che conosceva, ma lui era anche quello che la notte era conosciuto come l’angelo nero, una delle più acclamate Drag Queen, l’attrazione del locale in cui si esibiva, la regina incontrastata del suo ambiente. Si faceva chiamare Angelo Nero, e il vestito con il quale si esibiva spiegava il perché, un abitino tutto attillato con delle penne dietro a forma di ali, naturalmente di colore nero. Aveva molto successo dove lavorava e aveva scelto di farlo lontano dal suo paese, perché aveva paura che se qualcuno fosse venuto a conoscenza di quel suo segreto, le cose sarebbero cambiate in modo negativo, non era omosessuale o per dirla meglio, lui preferiva definirsi un uomo lesbico, a lui piacevano le donne, però pensava da donna e gli piaceva vestirsi come le femmine, adorava truccarsi, amava sentirsi donna, ma allo stesso modo le amava,  gli piaceva toccarle, baciarle e fare l’amore con loro. E per lui era difficile convivere con questa sua doppia personalità,  avrebbe voluto vestirsi da donna sempre in qualsiasi momento e non soltanto per lavoro, ma questo sicuramente, nel suo paese, lo avrebbe condizionato, non avrebbe potuto più avere gli stessi rapporti che aveva ora con le ragazze e le loro madri, si sarebbe messo in grosso conflitto con i ragazzi e gli uomini e il peggio sarebbe toccato certamente a lui, e allora era costretto a fingere e soffrire in silenzio. Soltanto nel suo lavoro, lontano da casa, lontano da tutti, si sentiva felice, si sentiva quello che era, si sentiva donna, si sentiva l’Angelo Nero. Era stato molte volte sul punto di confessare, questo suo lato oscuro, all’amica Hanna, ma non era mai riuscito nel suo intento, a volte perché la situazione creatasi glielo aveva impedito, altre volte per vergogna, altre volte perché era stato bloccato dall’arrivo di altre persone, fatto sta che non era mai riuscito a confessarle questo suo grande segreto. Questa mancanza gli portò sfortuna nel futuro, perché con l’outing volontario sei preparato ad affrontare qualsiasi situazione, ma quando vieni scoperto improvvisamente puoi trovarti di fronte a situazioni difficili da superare (affrontare), sei impreparato a gestire la cosa e i danni possono essere irreparabili. Naturalmente a Tomas successe proprio questo.
Una sera, un gruppo di amici e amiche decisero di andare a festeggiare il compleanno di una di loro, in locale alternativo lontano dal paese e decisero di andare al rinomato TRANSGENDER GENERATION, famoso ritrovo di persone sessualmente alternative e non solo, dove potevi mangiare, bere, ballare e naturalmente assistere a spettacoli vari. Avevano prenotato da parecchio tempo i tavoli per mangiare e festeggiare e felici e contenti di passare una serata diversa dal solito, in un locale molto diverso da quelli abitualmente frequentati, si accomodarono a sedere tra scherzi, risate e sollazzi. La serata passava piacevolmente e le pietanze erano molto gustose, la musica di sottofondo era gradevole e gli spettacoli meritavano di essere visti. Sul palco si erano alternate alcune drag queen che avevano ballato sulle note di Cabaret, West Side Story e Hair, brave ballerine che facevano da contorno allo spettacolo clou tanto atteso da tutti i presenti.
Finalmente le luci si spensero, tanti piccoli led blu posizionati sul soffitto cominciarono ad illuminare il palco, e contemporaneamente all’arrivo della drag queen più amata e richiesta, una pioggia di piccoli cuori invase tutta la sala e le note di L’Amore è Femmina cominciarono ad uscire dalle casse ben nascoste. Un boato di assenso accompagnò quella entrata, seguito da un fragoroso battimano e poi come in un religioso silenzio tutti ad ascoltare quella voce soave e guardare quel corpo muoversi in maniera sensuale. L’Angelo Nero aveva fatto il suo ingresso, sorrideva vedendo tutta quella gente che lo idolatrava e lo acclamava, era un trascinatore e i seguaci lo accontentavano, tutti tenendo il tempo con li battito delle mani cantavano insieme a lui, e più lui li incitava e più loro partecipavano entusiasti, anche il gruppo di amici arrivato per festeggiare il compleanno erano stati ammaliati e rapiti da quella nera figura sul palco e anche loro si unirono agli altri presenti. Ma a volte il destino gioca brutti scherzi, e dato che qui c’è un angelo di mezzo, si potrebbe dire che il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e siccome tra quel gruppo di amici c’era anche Hanna, che riconoscendo il suo migliore amico, inavvertitamente si lasciò scappare dalla bocca quello che aveva visto e purtroppo, pur nella gran confusione che c’era, qualcuno dei suoi compagni capì e quello lo disse all’altro e così via, nel giro della canzone tutti lo seppero. Naturalmente cominciarono tra loro le illazioni, i sospetti, i te lo dicevo io e per il resto della serata l’argomento fu quello. Hanna si defilò da loro e cercò in tutti i modi di arrivare al camerino di Tomas, ma trovò molta difficoltà e molta resistenza, per caso lui la vide e fece in modo di farla arrivare fino a lui. Si guardarono senza parlare per qualche minuto, poi lo abbracciò forte e gli sussurrò tutta la sua ammirazione, lui cercò di scusarsi per averle nascosto quel segreto, ma lei lo tranquillizzò, gli confessò che anche gli altri lo avevano acclamato e gli consigliò di farlo sapere a tutto il paese e di non vergognarsi di quello che stava facendo in maniera egregia.
Per vari motivi i due dovettero salutarsi, lei ritornò al tavolo con gli amici e lui si apprestò a concludere degnamente la serata con lo spettacolo di chiusura insieme ai suoi colleghi. Fu bellissimo, sicuramente la sua migliore interpretazione e dopo aver ringraziato gli spettatori manò un bacio verso la sua amica.
Il morale di Hanna, nel ritorno a casa, era diviso a metà, da una parte era felicissima di aver visto ed ammirato il suo amico, ma dall’altra parte era scontenta del modo in cui parlavano alcuni dei suoi amici, li tacciò come invidiosi, cattivi e razzisti, ma alla fine i discorsi si tramutarono in risate.
Tomas, invece era soltanto contento mentre raggiungeva casa, in un solo attimo si era liberato di due pesi, era riuscito a far sapere il suo segreto, anche se per caso, a Hanna ed a una parte del paese. Sembrava tutto a posto, aveva visto i suoi compaesani battere le mani ed acclamarlo ed aveva avuto la conferma che la sua migliore amica gli voleva veramente bene. Si addormentò con il sorriso sulle labbra.
La mattina decise di andare a fare colazione al bar della piazzetta in centro paese, immaginava che ormai tutti sapevano tutto, si preparava mentalmente ad affrontare la situazione, ma era tranquillo e rilassato.
Ma quando arrivò si accorse subito che l’atmosfera era strana, non come quella che si era immaginato, le persone di una certa età donne e uomini evitavano il suo sguardo e non rispondevano al suo saluto, qualche mamma addirittura portarono via i bambini al suo passaggio, molti adolescenti ridavano indicandolo, si sentì spiazzato, il palazzo d’illusione che si era creato stava crollando improvvisamente, decise immediatamente di tornare indietro e rinchiudersi nel suo dolce nascondiglio che gli offriva la casa.
Il telefono squillò, era Hanna e mentre stava rispondendo una decina di ragazzi uscendo da un vicolo gli si posero davanti. Lui cercò di evitarli, intuendo che qualcosa non andava, ma loro si disposero a cerchio lasciando lui nel mezzo, contemporaneamente all’udir “finocchio di merda” un pugno lo colpì violentemente al volto, lui cascò in terra ed il cellulare pure, la voce di Hanna stava chiedendo che cosa stava accadendo, ma Tomas non riuscì a risponderle perché i colpi si susseguirono e pugni e calci colpirono ogni parte del suo corpo, tutto accompagnato da grida di incitamento del gruppo di ragazze formatosi all’istante e dalle offese pronunciate da coloro che lo colpivano.
Quando riprese conoscenza era rimasto completamente solo in quella stradina, aveva dolore ovunque, assaporava il sangue in bocca, sentiva tutto ovattato e riusciva a vedere da un solo occhio. Vomitò aggiungendo dolore a quello che già provava. Cercò di alzarsi ma non ci riusciva, poi due braccia lo aiutarono a farlo, lentamente si mise sulle gambe e reggendosi a mala pena si incamminò verso casa accompagnato dalla persona che lo aveva aiutato, a poco a poco cominciò a sentire la voce che gli stava parlando, riconobbe la sua amica Hanna e girandosi verso di lei con l’occhio buono ma annebbiato cominciò a distinguere anche i suoi tratti, l’abbracciò e pianse e lei con lui. Stettero abbracciati per qualche minuto, poi lei lo sorresse fino alla macchina e si diressero verso l’ospedale.
La degenza durò circa quindici giorni, e solo lei e sua madre andarono a trovarlo, lui, al contrario di quello che gli suggerirono entrambe, non volle fare denuncia verso nessuno di quelli che lo avevano picchiato ed offeso, li aveva riconosciuti tutti, ma non volle intraprendere alcuna azione legale nei loro confronti. Decise che quando sarebbe uscito, sarebbe andato via dal paese, sarebbe andato ad abitare lontano da quel posto che lo aveva rifiutato, la mamma non era contenta, lo avrebbe voluto lì con lei, ma lui disse che era meglio per entrambi, lui lontano da quel posto avrebbe continuato a vivere come voleva e non come gli altri avrebbero voluto e lei non avrebbe dovuto vivere con l’angoscia che suo figlio poteva essere picchiato ogni momento.
Hanna era triste della decisione che aveva preso Tomas, avrebbe voluto essere al suo fianco per aiutarlo nei momenti difficili che avrebbe potuto incontrare nella sua vita, non voleva che andasse via, non voleva perderlo, ma capì che per lui sarebbe stato difficile rimanere al paese, che sarebbe stato impensabile reintegrarsi con quelli del posto. Piangendo capì ed amaramente accettò.
Nei giorni seguenti Tomas decise il posto dove andare ad abitare, cerco tramite internet un alloggio e naturalmente un locale dove andare a lavorare. Per il lavoro non ci furono problemi, era conosciuto ed apprezzato nel suo ambiente e il locale LE FOLLIE PER TE fu felicissimo di averlo tra di loro, per la casa invece ci furono più difficoltà, gli affitti erano sproporzionati in confronto alla grandezza dell’abitazione ma per fortuna, con l’aiuto del proprietario del locale, riuscì ad acquistarne una piccola ma pagata il giusto.
Il giorno della partenza, alla stazione, Tomas era solo con sua madre, naturalmente non si aspettava nessuno dei concittadini, ma con amarezza notò che neanche Hanna era venuta a salutarlo. L’altoparlante comunicò ai passeggeri che il treno sarebbe partito dopo cinque minuti, e la vide arrivare sorridente, anche lui sorrise sentendo il cuore battere fortemente, aveva una valigia con se, lui le corse incontro e li chiese cosa significava quella valigia, lei rispose che aveva messo dentro qualche abito femminile per se e per lui. Tomas la guardò incredulo e perplesso e quando Hanna gli chiese se poteva partire con lui, la baciò sulla bocca e lei felicemente ricambiò.
Affacciati al finestrino, mano nella mano, salutarono la vecchia vita e si avviarono verso la nuova.

Michele
SFUMATURA

Questo giorno poco, poco più che notte...



Daniele

mercoledì 13 novembre 2013

RISANAMENTO

Le benne hanno aperto lo squarcio:
per un tratto di chilometri il cemento
è stato rivoltato dall’aratro,
inghiottiti  i ricordi,
inghiottite le cucine affumicate, gli stretti
vestiboli con gli appendiabiti e
gli ombrelli nelle rastrelliere.
Le uova d’insetto che erano le vite
di prima delle macerie, aquartierate
in nuove zone dormitorio,
sulle macerie la promessa radiosa
della modernità, di una luce nuova
che non tramonterà.



Daniele

lunedì 11 novembre 2013

MIRACOLO

Mi vuoi dire perché siamo tutti
misteriosamente attratti alle finestre?
Ah, che bello spettacolo veder scrosciare
la pioggia! Ricordi tua nonna, come
già passava le giornate china
alla finestra? E non parlava con nessuno.
Che aspettiamo tutti?
Che miracolo?




IL MESSIA

Che il Messia sia o no già arrivato,
fa parte della storia della idee.
Ma a parte questo, sotto diverse
spoglie ognuno lo aspetta.
E non è detto che non arrivi.




TRE COSE

I tetti di Parigi,
i gatti di Roma,
i seni di mia moglie.


Daniele