Era un pomeriggio triste e nuvoloso,
classico delle giornate di autunno, la folla silenziosa che aspettava l’arrivo
del metrò era molta, quella fermata era sempre piena di gente, probabilmente
perché era l’unica a cielo aperto e per qualche momento regalava ai passeggeri
istanti di luce ad aria naturali.
Andrea nell’attesa, come tanti altri,
stava leggendo appassionatamente un libro ma qualcosa lo distrasse ed attirò la
sua attenzione, una folata di vento gelido sospese la sua lettura e la sua
attenzione si spostò su di un signore in piedi al limite del marciapiede, lo
osservò pensando che poteva essere pericoloso, stava per richiamare la sua
attenzione ma l’uomo si girò e tornò verso la zona sicura, guardò l’orologio
presente in stazione e visto che indicava pochi minuti all’arrivo ripose il
libro nella sua borsa di cuoio e si alzò dalla panchina su cui sedeva.
Tutto si svolse all’improvviso, mentre
il treno stava arrivando in stazione vide l’uomo di prima che veniva spinto da
un’altra persona sui binari, non fece in tempo ad aprire la bocca per evitare
l’incidente, che un rumore sordo e strano rimase per molto tempo nei suoi
orecchi. Il treno nemmeno se ne accorse di quello che aveva provocato, Andrea
cominciò ad urlare che un uomo era stato spinto sui binari, e mentre urlava
cercava di individuare il colpevole ma non lo vide. Naturalmente il treno fu
bloccato, la polizia arrivò in fretta, cominciarono le ricerche del probabile
investito e Andrea fu portato in ufficio per ascoltare la sua dichiarazione. Le
notizie che arrivavano di volta in volta confermavano quello che aveva detto
Andrea, un uomo in effetti era stato travolto dal treno, ora stavano cercando
qualcosa che potesse rivelare la sua identità, altre testimonianze non c’erano
o meglio non erano ritenute importanti per l’incidente accaduto. Solo quella di
Andrea sembrava importare alla Polizia, ma solo per il fatto che era stato il
testimone della caduta dell’uomo sui binari, non crederono alla storia della
spinta, anche perché dopo aver visionato le immagini della videocamera di
sorveglianza, avevano la certezza che l’uomo aveva fatto tutto da solo, quindi
indirizzarono le loro ipotesi su un suicidio od un eventuale caduta
accidentale.
Andrea non credeva che i propri occhi
avessero visto qualcosa immaginato dalla sua mente e ripercorse molte volte la
scena, alla fine dopo aver visto anche lui le riprese pensò di essersi
sbagliato. Pensò che forse il libro che stava leggendo lo aveva leggermente
dissociato dalla realtà, ricordò anche che poco prima l’uomo si era avvicinato
al bordo e che lui lo voleva avvisare del pericolo, ed effettivamente la prima
volta era solo, ma la seconda…. Mah!
I primi giorni seguenti all’accaduto
ci pensò varie volte, ma poi accettò l’idea che l’uomo fosse caduto da solo.
Essendo appassionato di lettura, però,
quel fatto lo portò verso il genere psicologico per capire ciò che può rivelare
la mente umana e poi verso i libri di occultismo e spiritismo. Tutto ciò lo
portò a riconsiderare l’incidente a cui era stato testimone e a rivalutare
molte cose. Comunque tutto quello che leggeva e che lo stava appassionando in
maniera totale, non aveva riscontri nel presente e man mano che la curiosità e
la passione si allontanavano, lentamente cominciò ad abbandonare quel genere di
lettura.
Una sera d’estate, calda e serena,
Andrea si presentò ad una festa a cui era stato invitato da un suo ex
professore, era una bellissima villa affacciata sul lago. Conosceva molta della
gente presente, anche se non la frequentava, Andrea era un tipo solitario a cui
piaceva il silenzio e il tepore del focolaio domestico, non era uno a cui
piaceva la mondanità ed il gran chiasso, preferiva parlare e non urlare,
preferiva il vino allo champagne, la salsiccia all’ostrica e soprattutto non
amava lo sfoggio di nessun genere, dai gioielli, agli abiti, fino ad arrivare
alla cultura ed intelligenza. Amava dire che la persona intelligente è colei
che non lo dice. Trovò un posto molto adatto a lui nel corridoio che portava
alla terrazza, c’era un piccolo divano e lui approfittò per allontanarsi dalla
folla rumorosa. Appena si sedette si accorse che in terrazza c’era una donna
che appoggiata alla balaustra osservava il panorama, non tolse lo sguardo da
quella alta signora avvolta in un lungo vestito bianco, con i vaporosi capelli
corvini che ricadevano sulle spalle nude.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Andrea era attratto
da una donna e questo lo fece pensare a quella che era stata la sua vita fino
ad allora, il silenzio che lo circondava lo aveva trasportato in una sua
visione fantastica dove un cavaliere ritornava, vittorioso dopo una guerra,
dalla sua amata. Ma alcune voci indistinte lo fecero tornare bruscamente alla
realtà, si voltò in più direzioni per dare un volto a quelle voci ma non vide
nessuno, la misteriosa donna era ancora vicino alla balaustra e sola, Andrea
continuò a sentire le voci ma non ancora coloro che le emettevano, una folata
di vento gelido lo fece rabbrividire, inconsciamente seguì con lo sguardo la
direzione del vento che lo portò nuovamente ad osservare la signora in bianco,
che si mosse in maniera inconsulta e per un attimo riuscì a vedere il suo bel
volto e incrociò il suo sguardo, allarmato, e lesse dal labiale di lei la
parola aiuto, poi la donna sparì cadendo al di là della balaustra. Andrea dopo
un attimo di smarrimento corse dove prima era in piedi la sconosciuta, guardò
in basso e vide quello splendido vestito bianco, disteso sulla scogliera,
cominciare a tingersi di rosso. Urlò con tutto il fiato che poteva e poco dopo
cominciarono ad arrivare gli altri ospiti della serata ed il proprietario della
villa. Domande, risposte, ipotesi,
congetture, pianti e lamenti si susseguirono fino all’arrivo della polizia e
anche dopo, naturalmente Andrea era al centro dell’attenzione di tutti e pure delle
forze dell’ordine, fu ascoltato come testimone, per la seconda volta della sua
vita, ma questa volta non disse che aveva visto due persone, un uomo e una
donna, spingere di sotto la signora. Aveva paura, paura nel dire una cosa non
dimostrabile, paura nell’ammettere ciò che aveva visto, paura di quello che li
stava accadendo.
La polizia lo portò in centrale e l’interrogatorio fu
lungo ed estenuante, non era indagato ma il fatto che era stato presente a due
suicidi era considerato strano.
Corso tornando a casa pensò a quello che aveva vissuto,
visto e udito la sera precedente, stava male al pensiero che quello a cui aveva
assistito non fosse frutto della sua immaginazione, ma una allucinante realtà.
Provò a fare una doccia calda e rilassante, ma non ebbe nessun effetto
positivo, il pensiero lo assillava e cominciò a rileggere i testi che aveva
abbandonato solo da poche settimane. La ricerca della verità lo prese a tal
punto che il suo tempo era dedicato allo studio di questi eventi paranormali,
ricerche su internet, libri consultati nelle biblioteche, incontri con
personaggi esperti dell’argomento e visione di documentari. Nonostante questa
full immersion nello spiritismo, Corso continuava ad essere scettico e
contemporaneamente cercava uno spiraglio di speranza che li confermasse
l’assenza di quello che aveva visto. La vita però riserva sorprese, spesso
inattese ed indesiderate, e questo capitò ad Corso. Dopo una notte tormentata
da incubi, dove era tormentato da centinaia di spiriti maligni, la mattina appena
uscì di casa si trovò di fronte ad un fatto che li cambiò totalmente la vita, i
suoi incubi notturni si erano trasformati in una drammatica realtà. Stava
vedendo centinaia di spiriti che camminavano accanto a persone ignare di tutto
quello che stava capitando intorno a loro. Corso si stropicciò parecchie volte
gli occhi non credendo a quello che vedeva, ma ogni volta che li riapriva
quelle creature spiritiche erano sempre là. Molte voci cominciarono ad entrare
dentro le orecchie fino ad arrivare e sostare nella sua mente, alcune era
indistinte e lontane, ma altre erano ben udibili e quello che dicevano non era
piacevole sentire. Condanne di morte, malauguri, promesse di male e offese si
annidarono nel suo cervello e Corso cominciò ad urlare, i passanti lo
guardavano in malo modo, mentre gli spiriti sghignazzavano contenti. Rientrò di
corsa in casa per decidere cosa fare, ma la mente era occupata ancora dalle
grida sinistre delle ombre invisibili. Guardò fuori dalla finestra ma capì che
era l’unico o forse uno dei pochi al mondo che riusciva a vedere gli spiriti,
che saltellavano tranquillamente ed in incognito tra le ignare persone. Decisi
di rivolgersi a persone qualificate ed esperte dell’argomento, ma mentre si
recava verso una di loro un episodio decise per sempre la sua vita. Camminava
impaurito, avvolto nel suo cappotto con il bavero alzato, evitando gli spiriti
che incontrava e che si beffeggiavano di lui, quando sul ponte principale della
città vide due adolescenti fronteggiarsi, ci furono qualche offesa e qualche
spinta, poi cominciarono a spingersi l’uno con l’altro, le mani di entrambi
appoggiate sulle spalle dell’altro. Una folla di curiosi si era intanto formata
intorno a loro. Qualcuno incitava a continuare ed altri a fermarsi. Altri
guardavano e poi scuotendo la testa continuavano la loro camminata.
Improvvisamente le mani di due spiriti avvolsero il collo dei due litiganti,
Corso urlò un no lungo e insistente, ma attirò solo l’attenzione degli
spettatori non paganti, vide lo sguardo dei due giovani trasformarsi da
arrabbiato ad incredulo, entrambi aprirono la bocca in modo anomalo e poi
entrambi caddero a terra senza vita. Quando li raggiunse vide il segno di due
mani sul collo di ognuno. Rapidamente arrivò l’ambulanza e la pattuglia della polizia,
i primi decretarono la morte reciproca per strangolamento, i secondi
cominciarono ad interrogare i presenti rimasti. Corso piangeva e non sapeva
cosa dire, ma poi decise di confessare quello che aveva visto anche se era
sicuro che nessuno li avrebbe creduto. E così fu. La polizia non tenne conto di
quello che lui aveva detto di aver visto, anzi li consigliarono la visita da un
medico specializzato per possibili problemi di esaurimento nervoso. Corso
rimase solo ad osservare il punto dove era avvenuta la recente tragedia, e
cominciò a sentire una voce dentro la sua mente molto chiaramente. Questa voce
lo stava accusando di essere il responsabile di tutte le morti a cui aveva
assistito, Corso si girò intorno per vedere se c’era qualcuno accanto a lui, ma
era solo. Continuava a sentir parlare e qualcosa lo fece ritornare indietro
negli anni, molto tempo fa, quando anche lui era adolescente, un ricordo
cancellato dal tempo, ma che ora lentamente riaffiorava nella sua mente. Era in
riva al fiume insieme a suo cugino più piccolo, quando un ragazzo di qualche
anno più grande di lui apparve dai cespugli spaventandoli. In modo sbruffone e
prepotente cominciò a minacciarli ed offenderli, e suo cugino dalla paura si
bagnò i pantaloni e sentendosi preso in giro fuggì inseguito dal ragazzo. Anche
Corso corse dietro a loro e quando li raggiunse vide suo cugino impaurito e
piangente appoggiato ad un albero che stava per essere colpito da un pugno del
ragazzo. Non ci pensò due volte, e dopo aver raccolto un sasso da terra, lo
colpì violentemente sulla testa. Il
ragazzo cadde a terra e rotolò nel fiume, lui prese la mano di suo cugino e
scapparono verso casa senza mai guardarsi dietro. Non seppe più nulla di quel
ragazzo e nessuno in paese ne parlò, e nel tempo si era dimenticato
dell’accaduto. Corso non riusciva a capire come quel vecchio e dimenticato
ricordo fosse riaffiorato nella sua mente in quel particolare momento, ma poco
dopo capì. Di fronte a lui, improvvisamente si materializzò una figura, e
mentre riconosceva la faccia di quel ragazzo colpito al fiume, una voce chiara
e ben distinta li svelò il misterioso arcano.
Non mi hai ucciso
direttamente te con la sassata, ma hai contribuito alla mia morte lasciandomi
affogare svenuto nell’acqua del fiume. Ed ora sono venuto per avere la mia
vendetta, non ti ucciderò ma farò in modo che tu muoia.
E come era apparso improvvisamente sparì.
Corso accusò lo shock e non si riprese più, andava in
giro tutto il giorno urlando che il mondo era pieno di spiriti e che lo
volevano ammazzare. Aveva perso amici, casa e lavoro, il suo unico pensiero era
sopravvivere agli spiriti.
Dopo qualche mese venne rinchiuso in una casa di cura
per malattie mentali e dopo nemmeno un anno lo trovarono, con la testa infilata
in una tinozza piena d’acqua, morto affogato.Michele
