Avevano passato una bella serata in
quella ridente cittadina sul mare.
C’era molto turismo nel periodo
estivo, gente di ogni parte del mondo veniva in questa piccola località
attirata dal mare pulito, cosa ormai rara sulle nostre coste e dalle molte
possibilità di divertimento; discoteche, locali aperti fino a tarda notte, luna
park, parchi giochi a tema e tante altre cose. Anche loro, data la fortuna di
abitare a pochi chilometri, venivano spesso a intrattenersi con questi
divertimenti.
Entrarono presto nel 23 NERO, il
locale più frequentato dai giovani, dove passavi le ore in maniera piacevole
bevendo birra, ascoltando musica e guardando film, sport e video proiettati su
decine di teloni sparsi nel locale.
Avevano fatto amicizia con un gruppo
di ragazzi e ragazze irlandesi, riuscivano a conversare usando gli uni un
inglese mal parlato e gli altri un italiano scarso, ma per questo ridevano e
scherzavano prendendosi in giro per il loro modo di parlare, e bevevano.
Bevvero troppo, lasciando molti boccali di birra vuoti sul tavolo, gli
irlandesi erano abituati a bere e pur avendo bevuto la solita quantità di
birra, sembravano più sobri di loro.
Anche questa volta il 23 NERO non li
aveva traditi, li aveva fatto trascorrere delle ore spensierate, ma era tardi
ormai, dovevano rientrare a casa, la mattina sarebbe giunta presto e dovevano
compiere il loro dovere; andare a lavoro. Pagarono e si avviarono con la
macchina verso il loro paesello.
Procopio era il guidatore, il
maggiolone bianco con tettuccio apribile la sua macchina, il suo amore, il suo
compagno inseparabile; aveva una guida sicura e tranquilla, con una mano teneva
il volante e con l’altra la leva del cambio, era rilassante viaggiare con lui. Accanto
a lui c’era Nevio, totalmente adagiato e immerso nella poltroncina, amante
della musica italiana e sempre alla ricerca, tra le stazioni della radio,
canzoni a lui piacenti; girando e rigirando la manopola della sintetizzazione
trovò un vecchio motivo musicale e si soffermò ad ascoltare chiedendo agli
altri se si ricordavano il titolo, il complesso lo disse lui: Santo California.
Nessuno dei suoi amici seppe dare la risposta e tutti rimasero silenziosamente
in ascolto per ricordare. Nella parte posteriore aveva occupato posto Odoacre,
che passava il tempo guardando fuori dal finestrino e con le gambe rannicchiate
perché troppo lunghe per stare comode, nel mezzo sedeva Tiberio, piccolo e
immobile che seguiva metro dopo metro la strada da percorrere e infine c’era
Pancrazio, quello che stava più comodo di tutti e tre, gambe larghe, schiena
appoggiata completamente allo schienale e con la sigaretta in bocca.
Tutti e cinque erano assorti, chi in
un modo chi in un altro, nell’ascoltare la musica, la birra bevuta contribuiva
all’estraniazione del momento; la macchina cominciò a prendere velocità, i
chilometri sembravano sempre più corti, le case ai fianchi della strada
sfuggivano rapidamente dalla vista. Improvvisamente un camion si presentò di
fronte a loro, non ci furono frenate e neanche grida, lo schianto fu per tutti
mortale, poi solo silenzio tranne la radio che continuò a funzionare.
……..103.9 la tua radio, continua a
viaggiare con i Santo California, continua a sognare con Soleado………………………
Michele
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