Mogli e buoi dei paesi tuoi
Martin Pallottola era molto felice di passare le vacanza
a casa dei suoi zii, rincontrare vecchi amici, visitare luoghi che ricordavano
l’infanzia felice e spensierata. Aveva vissuto per periodi alternati fino ai diciotto
anni sulla splendida cittadina affacciata sul mare tirrenico e ciò aveva inciso
profondamente nel suo carattere e nel modo di vivere la vita; Martin non
riusciva a sopportare la grande metropoli e quando poteva scappava a rifugiarsi
nel piccolo paese; l’odore del salmastro, lo sbattere delle onde sulle piccole
o grandi barche ormeggiate nel minuto ed accogliente molo, lo conducevano ad
essere dimentico di tutti i problemi causati dal lavoro. Martin era un tipo
tranquillo a differenza di quello che ci si potrebbe immaginare in un commissario
di polizia operativo specializzato in investigazioni e vivere in una grossa
città e fare quel tipo di lavoro non era certamente indicato a tipi calmi e
riflessivi come lui; quando parlava di se con gli amici o amiche li piaceva
paragonarsi al mare, tranquillo, lento, calmo ma capace di trasformarsi in onde
spaventose che avrebbero potuto distruggere qualunque cosa, dipendeva dagli
eventi e ricordava anche che pure l’acqua che sbatte lentamente sempre contro
lo stesso punto dello scoglio pian piano riesce ad intaccare la roccia stessa.
Era felice di essere a casa e lo stare appoggiato al
muretto ad osservare aspiranti pescatori che si districavano tra lenze, ami e
sgorbigli lo rendevano ancora più contento. Passò la sua prima giornata di
vacanza proprio come se la era immaginata: spensierato, a contatto con la
natura, riconciliato con le cose di cui aveva vaghi ricordi e soprattutto con
il cellulare spento, anche Abramo, il suo fedele alano arlecchino, sembrava più
in forma, curiosava, annusava e sbavava come mai aveva fatto nel suo anno di
vita.
La sera, dopo aver mangiato in gran quantità una cena a
base di pesce cucinato dalla zia, decise di uscire e si recò dietro consiglio
dello zio in un locale situato nella zona vecchia del paese, percorrendo la
strada cercava di ricordarsi cosa c’era da quando lui era piccolo fino al
momento in cui se ne andò a lavoro al nord; non riusciva a rammentare ma
lentamente un’immagine si creò nella sua mente e riuscì a fargli ricordare il
locale che c’era prima.
Oh diavolo! Come potevo essermi
dimenticato dove ho conosciuto il piacere delle prime bevute degenerate in
sbronze in compagnia dei miei vecchi amici e di Sergio ed il Vichingo?
Si avvicinò lentamente alla porta del locale e mentre lo
faceva cercava di osservare il più possibile, deformazione professionale, fuori
seduti ai tavoli c’erano molti giovani che parlavano, ridevano e bevevano,
molti erano appoggiati al muretto dietro ai tavoli stessi.
Eh si c’è vita!!! Lo zio aveva
ragione, è proprio un bel posticino!
disse sottovoce
Entrò dentro e si avvicinò al bancone per ordinare una
birra, vide che gli sguardi di coloro che erano dentro, pochi per la verità
perché faceva un caldo insopportabile, erano tutti rivolti verso lui, si guardò
intorno e poi capì il perché di tutto ciò; Abramo lo aveva seguito e
praticamente prendeva tutto lo spazio necessario per entrare od uscire dal
locale, Martin parlò ad Abramo con tono pacato e li disse di aspettarlo fuori,
e il cane uscì non prima di aver osservato i presenti uno ad uno, come per
incolparli della sua imminente uscita. Martin si scusò con tutti e chiese una
birra in bottiglia e seguì Abramo che lo aspettava impettito sulle zampe, gli
fece una carezza sulla testa e andò a sedersi ad un tavolo situato
all’estremità della lunga fila di essi.
Stava osservando tutta quella gioventù ed anche qualche
quarantenne in serata di baldoria, quando si avvicinarono due figure dalle
intenzioni non chiare, un torello con capelli e pizzetto scuri ed uno schizza
molla con capelli ritti e biondi, Abramo drizzò le orecchie ma nello stesso
momento cominciò a muovere la coda, Martin ancor prima che loro li rivolgessero
la parola li riconobbe come i proprietari del locale o perlomeno coloro che
erano dietro al banco qualche minuto prima quando aveva preso la birra.
Chiesero se potevano sedersi e cominciarono a parlare cordialmente con Martin
cercando di metterlo a proprio agio e così fu; Abramo in un impeto della sua
giovinezza salì con le zampe anteriori sulle gambe del torello e li leccò la
faccia affettuosamente e prima che potesse lavare il viso anche a schizza molla
Martin lo leticò costringendolo a stare fermo e buono; fu una conversazione
breve e simpatica, nella quale loro si informarono chi era lui e lui si informò
come doveva fare quando aveva finito la birra. Loro dissero che ci sarebbe
stata una festa per eleggere la turista più bella in vacanza, lui si informò se
erano i gestori del locale. Si salutarono ed ognuno tornò a fare quello che
facevano prima, loro due a servire le birre e lui a berle; ne bevve altre due
oltre a quella, di cui una offerta dalla casa e poi andò a letto.
Il giorno dopo andò tutto il giorno a pescare in
compagnia dei suoi amici, ognuno sposato e con figli, andarono con la barca di
uno di loro e si sistemarono in una spiaggia piccola ma veramente splendida,
uno di quei posti che fai fatica a credere che esista se qualcuno te la
racconta e non puoi vederla con i tuoi occhi; passarono una giornata piacevole
tra ricordi del passato e progetti del futuro, tra tuffi in mare e calate di
lenza, tra panini e birre, tra sigarette ed uno spinello di erba, tra polpi e
piccoli pesci. Per Martin era come non essere mai partito, loro tre erano come li
aveva lasciati, più vecchi fisicamente, pancia e dolori, ma mentalmente sempre
dei perfetti Peter Pan, i suoi orecchi riassaporarono le battute di una volta,
le risate di un tempo, le paranoie mai sparite di ognuno di loro, le
contraddizioni di ideali variate nel tempo come Beppe che non aveva mai voluto
andare con una prostituta perché una donna non si paga, ed ora dopo un
matrimonio fallito e costoso dal punto di vista economico, ogni settimana
andava con una di loro, perché era arrivato alla conclusione che se doveva
pagare una donna lo voleva fare con coloro che li procuravano piacere e con
donne sempre diverse. Oppure come Vincenzo che aveva sempre ambito alla
ricchezza e dopo aver indovinato un tredici al totocalcio, aver intascato due
milioni di euro, aver passato sei mesi da straricco, aveva divorziato dalla
moglie lasciandole la metà della vincita e l’altra metà donata ad un istituto
di beneficenza per bambini abbandonati ed ora lavorava felicemente come
dipendente di un banchetto di frutta e verdura al mercato coperto. L’unico era
Adelmo che era riuscito ad essere coerente con quello che aveva sempre
desiderato, sposato con quattro figli ed un tranquillo lavoro che non lo
facesse essere in miseria e nemmeno in ricchezza e così era stato anche se in
fatto di bambini aveva sballato di uno. Anche Martin nella sua vita aveva avuto
una contraddizione, da giovane si arrabbiava quando qualcuno lo definiva
omosessuale perché non concepiva che ci potessero essere cose che andavano
contro natura, ora ne andava orgoglioso e non si vergognava a dichiararsi tale.
La giornata terminò dopo una cena a base del pesce
pescato a casa di Vincenzo, con il vino di Adelmo, con un altro spinello di
Beppe e con una solita loro partita a poker dove al massimo perdi venti euro.
Martin dormì poco quella notte, la sua pelle pur scura e
protetta da una crema solare non aveva retto all’urto spaventoso del sole ed il
bruciore alle spalle ed al viso non lo fecero riposare completamente. La
mattina arrivò indesiderata e quando si presentò in cucina con gli occhi gonfi
di sonno, sua zia li fece trovare una succulenta colazione che rimise in sesto
i suoi organi percettivi; ma quello che lo fece destare di colpo fu la notizia
che li diede suo zio.
Ma sei venuto da solo o hai
portato con te qualcuno?
Perché? chiese Martin prima di addentare una
fetta biscottata ricoperta di marmellata di albicocca
Leggi qua! rispose porgendogli il giornale.
Ma lascialo mangiare in pace! protestò la zia.
Martin lesse continuando a mangiare la colazione.
Ragazzo
di vent’anni trovato morto assassinato!
È una cosa rara da queste
parti?? chiese Martin
dopo aver bevuto il caffè.
Diciamo che è molto difficile
che succeda! commentò
zio Fedele.
Da noi ti spaventi quando la
mattina non lo trovi scritto sul giornale!
Ma cosa diavolo sta succedendo
nel mondo? Dove andremo a finire , le sento, le sento le notizie al
telegiornale omicidi, suicidi, rapimenti e violenze; ma dico cosa succede nelle
menti delle persone?
Zio cosa scatena la pazzia
negli uomini non lo so, ma purtroppo sono a conoscenza che la violenza in
generale è sicuramente provocata dall’insofferenza che c’è nella società, ma
non sono capace di dirti cosa può fare scatenare questo malessere..
Mah, secondo me è tutta questa
tecnologia che ci provoca qualcosa a livello di sub inconscio, e poi anche
questa storia del buco dell’ozono, se è come dicono gli esperti che la natura
ha avuto dei cambiamenti dovuti ad esso, può anche essere vero che qualcosa ha
cambiato dentro di noi, chissà i bioritmi, l’energia che ognuno di noi ha anche
se non sa di averla, può essere stata danneggiata………….
Lo squillo del telefono interruppe la loro
conversazione, avevano sbagliato numero ma ormai l’atmosfera era stata
interrotte, dopo qualche minuto di silenzio, dove entrambi fumarono una
sigaretta e Martin continuò a leggere l’articolo, zio Fedele scese in cantina a
prendere una bottiglia d’olio e Martin andò in bagno a lavarsi.
Mentre era in bagno Martin sentì suonare alla porta e
quando uscì trovò il commissario di Polizia, amico d’infanzia dello zio, nel
salotto che lo aspettava.
Buongiorno caro Martin, scusa
se ti disturbo durante le tue vacanze, ma avrei bisogno di un favore!
Buongiorno a lei, Commissario
Diarsi, nessun disturbo chieda pure.
Vengo subito al sodo, abbiamo
bisogno di te! Hai sentito dell’omicidio del ragazzo?
Si certo, ho letto la notizia
stamani facendo colazione con zio!
Ebbene, ritengo che non sia un
caso ma l’inizio di un serial killer!
Come mai siete arrivati a
questa conclusione?
Perché stamani verso le cinque,
è stato ritrovato il cadavere di un altro ragazzo ed anche lui aveva sul petto,
fermata con un pugnale, una carta da gioco!
Le avevano entrambi? E che
carte erano?
Ognuno aveva una donna di
cuori!
Allora molto probabilmente è
come dice lei, ma io cosa dovrei fare?
Dovresti darmi una mano a
risolvere questo caso, prima che la lista aumenti, da noi capitano molto di
rado queste situazioni! Naturalmente sempre che non sia un problema dato le tue
vacanze!
Non si preoccupi l’aiuterò
volentieri, sia per un discorso di professionalità che per la grande amicizia
che la lega a mio zio!
Grazie Martin ti sono molto
grato, ti aspetto al commissariato così ne parliamo meglio!
D’accordo a dopo, mi preparo e
vengo!
Martin si vestì, saluto gli zii e si incamminò verso il
comando di Polizia pensando al caso che stava per affrontare.
Oltre al commissario Martin trovò anche l’agente Loris
Petta un ex compagno di scuola, dopo essersi salutati calorosamente, entrò
nell’ufficio di Valerio Diarsi e con lui cominciò ad analizzare i due omicidi,
poi con l’agente Loris si avviò sui luoghi dei delitti per cercare prove ed
informazioni.
Parlando con gli amici dei defunti scoprirono alcune
cose interessanti ma niente che potesse accomunare i due delitti, tranne che
entrambi erano omosessuali ed erano frequentatori abituali dello stesso locale;
dalle analisi scientifiche non ottennero nessuna impronta significativa sulla
carta e nemmeno sul pugnale. Il giorno seguente venne seguita la pista omofoba
interrogando vari esponenti conosciuti nella zona, ma senza alcun risultato.
Ci fu anche il terzo omicidio, ancora omosessuale e
ancora frequentatore del solito locale, dove a quel punto si concentrarono
tutte le ricerche; vennero interrogati i titolari, i camerieri e molti clienti
abituali, a Martin faceva un certo effetto perché il locale era quello in cui
aveva passato nottate intere nella sua gioventù, era quello che aveva
rifrequentato dopo molto tempo la prima sera che era tornato al suo paese, era
quello di cui aveva bei ricordi ed ora emanava solo pensieri di morte.
Comunque, dopo aver parlato con molte persone, solo alcune
che conosceva, arrivò alla conclusione che l’assassino probabilmente era un
frequentatore del bar, abituale o casuale ma conoscitore delle abitudini degli
altri clienti, tutti e tre i ragazzi morti erano stati attirati fuori dal
locale tramite una telefonata, almeno questo era trapelato dagli interrogatori,
ma sui cellulari non era visibile il numero, avrebbero dovuto aspettare una
ricerca più ampia; lo strano continuava ad essere che i tre non si
frequentavano, si conoscevano ma non erano amici e non avevano amici in comune,
quindi Martin non riusciva a trovare un nesso logico tra le loro morti.
Quando l’indagine sembrava essere in stand-by, una
dichiarazione di un amico dell’ultimo ragazzo ucciso diede un impulso alla
ricerca, costui infatti affermò che la telefonata premorte era stata effettuata
da una ragazza, era sicuro di questo perché aveva risposto lui al cellulare
dell’amico e dopo averglielo passato lo aveva visto uscire, ma non aveva dato
peso alla cosa perché spesso veniva chiamato dalle ragazze con cui recitava in
teatro e andava a provare con loro. Questa notizia aprì nuovi spiragli
nell’indagine e Martin ricominciò ad interrogare le clienti femmine abituali
del locale e sentì anche le colleghe di teatro ma nessuna conosceva gli altri
due. Nel frattempo Martin andò anche nei negozi che vendevano carte da gioco e
scoprì che negli ultimi giorni erano stati venduti vari mazzi di carte e
quattro di loro rilasciarono una descrizione dell’acquirente con alcune cose in
comune, ragazza alta, bionda, vestita bene e un poco appariscente e questo fece
venire in mente a Martin un particolare ma non ricordava cosa.
Dagli interrogatori non riuscì a scoprire niente di
nuovo e mentre era nell’ufficio di Valerio improvvisamente quel particolare gli
tornò in mente, la sera che era andato nel locale aveva visto una ragazza che
conosceva, ora ricordava anche chi era, una sua vecchia fiamma, una ragazza con
la quale da giovane e prima di rendersi conto di essere omosessuale era stato
fidanzato, alta lo era, bionda pure e non l’aveva più vista nelle sere
seguenti, si sforzò di ricordarsi il nome e finalmente li venne in mente; si
chiamava Michela Mentosei. Chiamò Loris e dopo aver cercato l’indirizzo
andarono a casa di lei.
La trovarono in tuta e struccata ma la riconobbe, era
sempre stata carina e lo era tuttora, Martin la salutò e cominciò a farle
domande inerenti il caso, alla terza crollò, si mise a piangere e confessò di
essere lei l’assassina dei tre ragazzi. Martin, mentre Loris l’ammanettava, le
chiese il perché e la risposta lo ghiacciò:
Io ti amavo e ti ho sempre
amato e non ho mai sopportato l’idea di essere stata la tua ultima ragazza
prima che tu scoprisse di essere gay, mi sono sempre sentita la causa della tua
scoperta e non ho mai dimenticato questo, ho sempre vissuto con questa
angoscia, poi l’altra sera ti ho rivisto, il mio cuore batteva forte per te e
tu non mi hai nemmeno riconosciuta ed allora mi è venuta in mente questa pazza
idea, uccidere tutti quelli come te, nella speranza un giorno di poterti riconquistare;
perdonami l’ho fatto soltanto per te!
Martin il giorno dopo salutò gli amici, i poliziotti,
gli zii e tornò a casa sua: sentiva il bisogno di stare solo con se stesso;
questa vicenda lo aveva segnato, era la prima volta nella sua carriera che
l’assassino, oltretutto seriale, era una donna, una sua vecchia amica e lo
aveva fatto per lui. Trovava nelle morti di quei ragazzi un poco di colpa sua,
anche se sapeva che non era vero, ma chissà come sarebbe andata se l’avesse
salutata, ma ciò non era accaduto e ora doveva ammortizzare il colpo e lo
voleva fare da solo.
La follia che era penetrata nella testa di Michela era
inspiegabile, lui non riusciva a farsene una ragione, lei tempo ne avrebbe
avuto; era stata condannata all’ergastolo.
Michele..................
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