lunedì 18 marzo 2013

Disegni



a Claudia, vera ispiratrice della storia

- Mannaggia a me ed a tutte le volte che dò retta al mio istinto! - disse l’uomo,bagnato fradicio, impettito davanti al cofano aperto del furgone.
- Cosa è successo? - chiese una voce da dentro l’abitacolo.
- Questo dannato furgone è andato, morto, defunto, kaputt. Deve essersi bruciato qualcosa nel motore.
- Cosa facciamo ora? - domandò la stessa voce.
- Non lo so, sta piovendo a dirotto, siamo bloccati in una campagna desolata, con un maledetto furgone che non vuol saperne di ripartire; cosa volete che vi dica! -
- Come non lo sai? Tu non eri quello che avrebbe pensato a tutto? Non vi preoccupate, ci penso io continuavi a dirci! - disse la persona affacciandosi al finestrino.
- Ok, ho sbagliato, lo riconosco, ma non dirmelo con quel tono di voce perché mi sto innervosendo ed inoltre sono tutto bagnato. -
- Basta, basta, non litigate! - supplicò la ragazza dai capelli corti rosso rame.
- Dai non fate i bambini, cerchiamo una soluzione tutti insieme - replicò la ragazza con gli occhiali ed i capelli tenuti legati da un gommino spugnoso.
L’uomo completamente calvo e bagnato salì sul furgone e accese una sigaretta perché era il momento giusto per fumarla, così sostenne lui, ed aggiunse che l’unica cosa che rimaneva da fare, era quella di trovare un riparo, un posto dove passare la notte, ed il giorno dopo avrebbero potuto cercare qualcuno in grado di far rivivere quel dannato furgone.
Ci furono alcuni minuti di silenzio, che i sei amici trascorsero a pensare, a ragionare ed a terminare le sigarette ormai accese da tutti.
Continuava a piovere a dirotto, il respiro ed il fumo emesso dalle bocche assenti di parole, appannarono i vetri del furgone.
Interruppe il silenzio il ragazzo con i capelli lunghi, e mentre si girava nervosamente uno dei sette orecchini del lobo destro, affermò di aver notato un edificio a circa trecento, quattrocento metri, nella direzione opposta a quella in cui stavano dirigendosi.
- Potrebbe essere una casa, un cascinale od un qualcos’altro - tentò di spiegare - ma più preciso non posso essere, perché quando siamo passati ho notato una costruzione in lontananza, ma non sono riuscito ad osservare meglio. -
- Qualsiasi cosa è - propose l’uomo con la lunga barba nera - è un possibile riparo per le nostre teste, se abbiamo fortuna che è abitata tanto meglio, se è disabitata ci ripariamo, ci riposiamo e domani con la luce del giorno andremo a cercare aiuto. -
Furono tutti d’accordo e raccolti gli zaini con i relativi sacchi a pelo, si avviarono sotto l’incessante pioggia, verso lo sconosciuto e sospirato riparo.
Non furono trecento metri, ma quasi un chilometro percorso tra pioggia che veniva dal cielo ed acqua e fango che saltavano da terra.
Quando aprirono la porta di quella casa abbandonata erano esausti ma felici, l’uomo con le lunghe basette e con i baffi rimase per qualche secondo perplesso quando premette l’interruttore e le lampadine di quello splendido lampadario a goccia si accesero, dando una luce insperata a quella stanza, non si aspettava che in una casa abbandonata da anni, come dimostravano le ragnatele e la polvere, potesse esserci ancora corrente elettrica. Le due ragazze e l’uomo calvo deglutirono nervosamente alla vista di una decina di grossi topi, che al loro ingresso li osservarono per qualche secondo prima di fuggire in uno dei loro tanti rifugi, ma furono incoraggiati dal comportamento di quello che sembrava essere il più giovane, infatti il ragazzo con i lunghi capelli entrò rapidamente in casa e si spogliò dei panni ormai fradici di pioggia.
Piano piano tutti si abituarono a quella nuova sistemazione, e dopo essersi rilassati per qualche minuto, cominciarono ad esplorare la casa. Chi da solo, chi in compagnia perlustrava le stanze con ammirazione o sconforto secondo quello che vi trovava dentro.
Il ragazzo con i lunghi capelli vagava lentamente, scrutando ogni piccola cosa con gli occhi di uno studioso, di un esploratore in cerca di un tesoro nascosto da anni e questo maniero che era molto vasto, costituito da molte stanze e costruito su due piani, avrebbe accontentato la sua curiosità. Il giovane salì le scale ed entrò nella prima stanza a sinistra del corridoio, l’aprirsi della porta fece svolazzare nell’aria un foglio di quaderno, che andò a posarsi sotto un vecchio tavolo in legno marrone. Il ragazzo, mentre si avvicinava al tavolo per guardare attentamente il foglio colorato volato alla sua entrata, udì delle voci sommesse e non appena fu vicino tanto da vedere cosa era disegnato su quel pezzo di carta, gli occhi gli si spalancarono e la bocca gli rimase semiaperta.
Sul foglio erano impresse due figure, che lentamente si trasformavano in un disegno; il giovane incredulo, mentre riconosceva in esse la ragazza con i capelli corti rosso rame e l’uomo completamente calvo, udì alcune parole provenire dal foglio: - Aiuta gli altri a fuggire o ci trasformerà tutti! -
Gli occhi ancora sbarrati del ragazzo, cominciarono a produrre lacrime di rabbia, paura ed incomprensione per ciò che stava accadendo, rimase a guardare fin quando le persone diventarono per sempre disegni, notò che all’uomo completamente calvo era rimasta la bocca aperta nel pronunciare le ultime parole, poi la ragione e la consapevolezza di dover aiutare gli altri lo fece schizzare via da quella stanza in cerca dei suoi amici e, mentre scendeva velocemente le scale, vide entrare nella cucina l’uomo dalla lunga barba nera e quello con lunghe basette e piccoli baffi, cercò di chiamarli ma la sua voce uscì in ritardo, un attimo dopo che la porta della stanza si chiuse alle loro spalle. Accelerò la sua corsa rischiando di cadere dalle scale, ma quando entrò nella cucina non trovò anima viva; lo sgomento e lo sconforto  furono accanto a lui come gendarmi, si guardò intorno cercando un foglio simile a quello visto al piano di sopra sperando di non trovarlo, ma lo notò in un angolo della stanza. Lentamente, ma con passi lunghi, si avvicinò sperando di non vedere quello che invece vide, anche quei due suoi  amici si stavano trasformando in un disegno e riuscì a capire solamente due parole dette dall’uomo con la lunga barba nera : - Anche tu! -
Notò inoltre che l’altro amico aveva portato le mani al viso, coprendoselo interamente, come per non vedere quello che gli stava accadendo; non sapeva più cosa fare ed uscì velocemente nell’ingresso che una ventina di minuti prima li aveva accolti tutti felici di essere lì.
Gridò più volte sperando che la ragazza con gli occhiali ed i capelli neri gli rispondesse; in lontananza sentì una flebile voce chiamare aiuto, si lanciò in una corsa disperata verso quella direzione e quando aprì la porta notò la ragazza che stava entrando come per magia nel foglio e superando tutte le paure e le inibizioni che aveva avuto fino a quel momento si tuffò, aggrappandosi a quel braccio ancora animato, cercando di evitare alla ragazza quel triste destino. La parola “aiutami” detta da lei aumentò la forza nel ragazzo con i lunghi capelli e con sette orecchini al lobo destro, ma non riuscì ad essere più forte di quella misteriosa energia, che trascinò entrambi in quel foglio inanimato. L’ultimo grido disperato del giovane rimase sospeso nell’aria della casa per qualche secondo, prima  che il silenzio regnasse nuovamente sovrano.

Nessuno riuscì mai a scoprire cosa successe a quei ragazzi partiti per una gioiosa vacanza e mai più tornati a casa. Il furgone abbandonato diventò la tana di molti gatti randagi, il vecchio edificio fu comprato, dopo molti anni, da una famiglia trasferitasi dall’estero.
Fu buttato via tutto quello che era nella casa tranne dei fogli con dei disegni che, a detta del padre, non avrebbero fatto del male al piccolo figlio di tre anni a cui piacevano molto.

Michele

1 commento:

  1. Ho letto questo racconto qualche giorno fa e da allora mi viene spesso a mente il momento della trasformazione dei personaggi del racconto in disegni, prova che è un'immagine forte e probabilmente dal molteplice significato simbolico. Molto efficace è il far dire le ultime parole "da vivi" dei personaggi, appena un attimo prima che l'immobilità del foglio e del disegno li catturi per sempre.
    Bravo!

    Dan

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