a Claudia, vera ispiratrice della
storia
- Mannaggia a me ed a tutte le volte che dò
retta al mio istinto! - disse l’uomo,bagnato fradicio, impettito davanti al
cofano aperto del furgone.
- Cosa è successo? - chiese una voce da
dentro l’abitacolo.
- Questo dannato furgone è andato, morto,
defunto, kaputt. Deve essersi bruciato qualcosa nel motore.
- Cosa facciamo ora? - domandò la stessa
voce.
- Non lo so, sta piovendo a dirotto, siamo
bloccati in una campagna desolata, con un maledetto furgone che non vuol
saperne di ripartire; cosa volete che vi dica! -
- Come non lo sai? Tu non eri quello che
avrebbe pensato a tutto? Non vi
preoccupate, ci penso io continuavi a dirci! - disse la persona
affacciandosi al finestrino.
- Ok, ho sbagliato, lo riconosco, ma non
dirmelo con quel tono di voce perché mi sto innervosendo ed inoltre sono tutto
bagnato. -
- Basta, basta, non litigate! - supplicò la
ragazza dai capelli corti rosso rame.
- Dai non fate i bambini, cerchiamo una
soluzione tutti insieme - replicò la ragazza con gli occhiali ed i capelli
tenuti legati da un gommino spugnoso.
L’uomo completamente calvo e bagnato salì sul
furgone e accese una sigaretta perché era il momento giusto per fumarla, così
sostenne lui, ed aggiunse che l’unica cosa che rimaneva da fare, era quella di
trovare un riparo, un posto dove passare la notte, ed il giorno dopo avrebbero
potuto cercare qualcuno in grado di far rivivere quel dannato furgone.
Ci furono alcuni minuti di silenzio, che i
sei amici trascorsero a pensare, a ragionare ed a terminare le sigarette ormai
accese da tutti.
Continuava a piovere a dirotto, il respiro ed
il fumo emesso dalle bocche assenti di parole, appannarono i vetri del furgone.
Interruppe il silenzio il ragazzo con i
capelli lunghi, e mentre si girava nervosamente uno dei sette orecchini del
lobo destro, affermò di aver notato un edificio a circa trecento, quattrocento
metri, nella direzione opposta a quella in cui stavano dirigendosi.
- Potrebbe essere una casa, un cascinale od
un qualcos’altro - tentò di spiegare - ma più preciso non posso essere, perché
quando siamo passati ho notato una costruzione in lontananza, ma non sono
riuscito ad osservare meglio. -
- Qualsiasi cosa è - propose l’uomo con la
lunga barba nera - è un possibile riparo per le nostre teste, se abbiamo
fortuna che è abitata tanto meglio, se è disabitata ci ripariamo, ci riposiamo
e domani con la luce del giorno andremo a cercare aiuto. -
Furono tutti d’accordo e raccolti gli zaini
con i relativi sacchi a pelo, si avviarono sotto l’incessante pioggia, verso lo
sconosciuto e sospirato riparo.
Non furono trecento metri, ma quasi un
chilometro percorso tra pioggia che veniva dal cielo ed acqua e fango che
saltavano da terra.
Quando aprirono la porta di quella casa abbandonata
erano esausti ma felici, l’uomo con le lunghe basette e con i baffi rimase per
qualche secondo perplesso quando premette l’interruttore e le lampadine di
quello splendido lampadario a goccia si accesero, dando una luce insperata a
quella stanza, non si aspettava che in una casa abbandonata da anni, come
dimostravano le ragnatele e la polvere, potesse esserci ancora corrente
elettrica. Le due ragazze e l’uomo calvo deglutirono nervosamente alla vista di
una decina di grossi topi, che al loro ingresso li osservarono per qualche
secondo prima di fuggire in uno dei loro tanti rifugi, ma furono incoraggiati
dal comportamento di quello che sembrava essere il più giovane, infatti il
ragazzo con i lunghi capelli entrò rapidamente in casa e si spogliò dei panni
ormai fradici di pioggia.
Piano piano tutti si abituarono a quella
nuova sistemazione, e dopo essersi rilassati per qualche minuto, cominciarono
ad esplorare la casa. Chi da solo, chi in compagnia perlustrava le stanze con
ammirazione o sconforto secondo quello che vi trovava dentro.
Il ragazzo con i lunghi capelli vagava
lentamente, scrutando ogni piccola cosa con gli occhi di uno studioso, di un
esploratore in cerca di un tesoro nascosto da anni e questo maniero che era
molto vasto, costituito da molte stanze e costruito su due piani, avrebbe
accontentato la sua curiosità. Il giovane salì le scale ed entrò nella prima
stanza a sinistra del corridoio, l’aprirsi della porta fece svolazzare
nell’aria un foglio di quaderno, che andò a posarsi sotto un vecchio tavolo in
legno marrone. Il ragazzo, mentre si avvicinava al tavolo per guardare
attentamente il foglio colorato volato alla sua entrata, udì delle voci
sommesse e non appena fu vicino tanto da vedere cosa era disegnato su quel
pezzo di carta, gli occhi gli si spalancarono e la bocca gli rimase semiaperta.
Sul foglio erano impresse due figure, che lentamente
si trasformavano in un disegno; il giovane incredulo, mentre riconosceva in
esse la ragazza con i capelli corti rosso rame e l’uomo completamente calvo,
udì alcune parole provenire dal foglio: - Aiuta gli altri a fuggire o ci
trasformerà tutti! -
Gli occhi ancora sbarrati del ragazzo,
cominciarono a produrre lacrime di rabbia, paura ed incomprensione per ciò che
stava accadendo, rimase a guardare fin quando le persone diventarono per sempre
disegni, notò che all’uomo completamente calvo era rimasta la bocca aperta nel
pronunciare le ultime parole, poi la ragione e la consapevolezza di dover
aiutare gli altri lo fece schizzare via da quella stanza in cerca dei suoi
amici e, mentre scendeva velocemente le scale, vide entrare nella cucina l’uomo
dalla lunga barba nera e quello con lunghe basette e piccoli baffi, cercò di
chiamarli ma la sua voce uscì in ritardo, un attimo dopo che la porta della
stanza si chiuse alle loro spalle. Accelerò la sua corsa rischiando di cadere
dalle scale, ma quando entrò nella cucina non trovò anima viva; lo sgomento e
lo sconforto furono accanto a lui come
gendarmi, si guardò intorno cercando un foglio simile a quello visto al piano
di sopra sperando di non trovarlo, ma lo notò in un angolo della stanza.
Lentamente, ma con passi lunghi, si avvicinò sperando di non vedere quello che
invece vide, anche quei due suoi amici
si stavano trasformando in un disegno e riuscì a capire solamente due parole
dette dall’uomo con la lunga barba nera : - Anche tu! -
Notò inoltre che l’altro amico aveva portato
le mani al viso, coprendoselo interamente, come per non vedere quello che gli
stava accadendo; non sapeva più cosa fare ed uscì velocemente nell’ingresso che
una ventina di minuti prima li aveva accolti tutti felici di essere lì.
Gridò più volte sperando che la ragazza con
gli occhiali ed i capelli neri gli rispondesse; in lontananza sentì una flebile
voce chiamare aiuto, si lanciò in una corsa disperata verso quella direzione e
quando aprì la porta notò la ragazza che stava entrando come per magia nel
foglio e superando tutte le paure e le inibizioni che aveva avuto fino a quel
momento si tuffò, aggrappandosi a quel braccio ancora animato, cercando di
evitare alla ragazza quel triste destino. La parola “aiutami” detta da lei
aumentò la forza nel ragazzo con i lunghi capelli e con sette orecchini al lobo
destro, ma non riuscì ad essere più forte di quella misteriosa energia, che trascinò
entrambi in quel foglio inanimato. L’ultimo grido disperato del giovane rimase
sospeso nell’aria della casa per qualche secondo, prima che il silenzio regnasse nuovamente sovrano.
Nessuno riuscì mai a scoprire cosa successe a
quei ragazzi partiti per una gioiosa vacanza e mai più tornati a casa. Il
furgone abbandonato diventò la tana di molti gatti randagi, il vecchio edificio
fu comprato, dopo molti anni, da una famiglia trasferitasi dall’estero.
Fu buttato via tutto quello che era nella casa tranne dei fogli con dei
disegni che, a detta del padre, non avrebbero fatto del male al piccolo figlio
di tre anni a cui piacevano molto.Michele
Ho letto questo racconto qualche giorno fa e da allora mi viene spesso a mente il momento della trasformazione dei personaggi del racconto in disegni, prova che è un'immagine forte e probabilmente dal molteplice significato simbolico. Molto efficace è il far dire le ultime parole "da vivi" dei personaggi, appena un attimo prima che l'immobilità del foglio e del disegno li catturi per sempre.
RispondiEliminaBravo!
Dan